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sabato, 27 Luglio 2024

Gioco illegale, caso-Fagioli solo la punta dell’iceberg: puntati 18,5 miliardi online all’anno, con vincite alte e pagamenti “cash”

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il caso del giocatore della Juventus Nicolò Fagioli – sorpreso dalla Procura di Torino a scommettere su siti non autorizzati – è solo la punta dell’iceberg. Il mercato illegale del gioco online vale – secondo le stime dell’industria italiana regolata – almeno 18,5 miliardi di euro all’anno, malgrado le azioni e i controlli del Mef e i blitz delle procure di mezza Italia. Un nemico invisibile, difficile da individuare e totalmente sconosciuto al fisco. La battaglia si combatte con tutti i mezzi. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) sta inibendo l’accesso, dal suolo italiano, a 9.828 siti di gioco, oltre 400 in più dello scorso anno. Analizzando i motivi per cui si sceglie una piattaforma illegale per scommettere, gli esperti del settore spiegano ad Agipronews che il “black market” è sempre e soltanto anonimo (sui siti offshore le giocate non sono tracciate da Sogei né sono segnalate alle autorità antiriciclaggio), con la possibilità di incassare “cash” le vincite attraverso i promotori sparsi sul territorio. I luoghi in cui si raccoglie questa valanga di denaro sono stati per anni veri e propri “porti franchi” per i giocatori, con transazioni in contanti alla faccia di tutte le normative nazionali ed internazionali – vecchie e nuove – sul riciclaggio. Le cose stanno però cambiando. Inseguiti dagli investigatori, tracciati dalle banche e controllati dall’Agenzia delle Dogane, i “signori” dell’illegale si stanno sempre più affidando alla tecnologia: stop a locali costosi e troppo vistosi, basta con il “sottobanco” nei luoghi autorizzati e con i computer nascosti nei bar, ora è il momento degli smartphone e degli iPad, gestiti in prima persona da personaggi legati al crimine. La “scommessa telefonica” attraverso whastapp, telegram o altri sistemi ancora più sicuri, è ormai il must per chi organizza le puntate e per chi le raccoglie. Sempre rigorosamente in contanti, si intende, in cambio di una cospicua commissione sull’incasso.  

Non mancano – nel ventaglio degli strumenti a disposizione del “dark gaming” – gli strumenti più “tradizionali”, come i siti non autorizzati. Le pagine del “Chi siamo” o dei “Contatti” di tutte le realtà offshore sono però spesso “blank” (vuoti) o con informazioni troppo generiche per poter essere utili agli utenti. La tutela del giocatore – in caso di controversia su un’eventuale vincita – è di fatto inesistente, in quanto l’unico riferimento risulta essere la società titolare della licenza, magari con sede in un paese dei Caraibi a bassa tassazione e senza troppi controlli delle autorità. Tutto il contrario del sistema legale in vigore in Italia, che, evidenzia agipronews,  prevede una lunghissima serie di adempimenti a carico degli operatori autorizzati e una serie di garanzie – normative e finanziarie – per tutelare giocatori e fisco. Una situazione critica, di cui si sono accorti anche gli italiani: secondo una ricerca di Noto Sondaggi su un campione di 1000 individui, il 17% degli intervistati ha indicato di conoscere almeno una persona che gioca o ha giocato su siti online non autorizzati, mentre il 40% ritiene che il gaming illegale sia aumentato soprattutto online. Tra le motivazioni della crescita del fenomeno, Noto Sondaggi ha rilevato nel 62% dei casi la possibilità di riscuotere vincite non tassate, mentre il 61% degli intervistati sottolinea l’assenza di effettivi controlli. Il 72% degli italiani, infine, richiede una maggiore azione di contrasto da parte dello Stato con leggi e interventi ad hoc.

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