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lunedì, 13 Maggio 2024

‘Ndrangheta, nell’inchiesta Echidina politici piemontesi e interessi sulle autostrade olimpiche

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Nove ordini di custodia cautelare e in una raffica di perquisizioni: sono solo le prime azioni nell’ambito dell’inchiesta Echidina, condotta dai carabinieri del Ros e della Dda di Torino. Gli accertamenti coprono un arco di tempo che va dal 2014 al 2021 e riguardano la presenza in varie località del territorio subalpino e in particolare a Brandizzo, piccolo centro alle porte del capoluogo regionale, di articolazioni locali delle ‘ndrine Nirta e Pelle, originarie di San Luca.

Tra i sospetti degli inquirenti anche che la ‘ndrangheta avrebbe gestito il controllo degli appalti per la manutenzione di strade e autostrade. 
Tra le persone messe agli arresti domiciliari figura Roberto Fantini, manager di lungo corso nel settore delle costruzioni stradali, qui chiamato in causa nella veste di amministratore delegato di Sitalfa, carica che ha lasciato nel 2021. Sitalfa fa parte del gruppo Sitaf, la società che gestisce la A32 Torino Bardonecchia. Le accuse mosse agli indagati (sono numerosi quelli rimasti a piede libero) sono a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, armi, ricettazione e riciclaggio in relazione ai proventi di un traffico di rifiuti.
L’operazione Echidna mescola in una miriade di episodi presunti boss e colletti bianchi. Uno dei capitoli principali è appunto quello delle infiltrazioni negli appalti: si parla per esempio, della manutenzione di tratti della Torino-Bardonecchia e, a quanto si apprende, di opere di collegamento con il vicino cantiere della Tav Torino-Lione. La parte del leone, secondo gli inquirenti, la faceva un’azienda gestita da una famiglia di Brandizzo, i Pasqua.
Non manca, nelle tante vicende prese in esame dal Ros, il campionario di intimidazioni alle ditte concorrenti e alle offerte di ‘protezione’ tipico delle cosche. E non mancano i reati contro la pubblica amministrazione.
Tra i nomi che compaiono nell’inchiesta anche quello di Salvatore Gallo, 85 anni, figura storica della politica piemontese: nel Psi all’epoca della segreteria di Bettino Craxi e in seguito si avvicinò al Pd, partito in cui milita anche il figlio Raffaele, consigliere regionale. Per lui l’accusa è di corruzione elettorale, estorsione e peculato (nulla a che vedere con reati di mafia) nella veste di ex dirigente di Sitalfa: si tratterebbe dell’utilizzo improprio, a scopi personali, di fondi di cui aveva la disponibilità. 
Da quello che emerge dagli atti dell’inchiesta ‘Echidna’ l’ex manager della Sitaf, non disdegnava di regalare, a chi poteva fargli un favore o tornare utile in qualche modo, delle card delle autostrade per superare senza pagare i varchi della Torino-Bardonecchia.
Lo raccontano ai magistrati i carabinieri del Ros e viene riportato nelle 1440 pagine dell’ordinanza, a firma del gip Luca Fideli. Anche se non aveva più cariche nella Sitaf, spiegano gli inquirenti, l’esponente del Pd esercitava delle influenze nei confronti della società che gli permettevano di “disporre di un non trascurabile numero di tessere di servizio per il passaggio gratuito ai varchi autostradali da omaggiare a piacimento a terze persone” e “nell’ottica di coltivare rapporti di interesse in cambio di utilità”. Gallo elargiva card a medici, dirigenti, politici e giornalisti, anche quando queste non venivano richieste. “Tesserina”, la chiamava Gallo, per non pagare i 12,80 euro richiesti ai caselli di Avigliana e Salbertran, per andare verso le montagne olimpiche, tanto amate dai torinesi.
Secondo gli inquirenti ‘Sasà’ aveva creato una sorta di rete di suoi ‘protetti’, con cui aveva allacciato un legame molto solido da poter essere utilizzato, dicono i magistrati, “strumentalmente secondo le necessità a ogni occasione utile, comprese evidentemente le necessità politiche”. Per Gallo infatti, sostengono sempre gli inquirenti, se volevi contare dovevi portare i numeri. Sia inteso come voti, che firme, come ad esempio per la candidatura di Stefano Lo Russo a sindaco di Torino. Al momento Gallo non ha replicato alle accuse, probabilmente in attesa di presentarsi davanti al pm Valerio Longi, titolare dell’inchiesta, per chiarire la sua posizione.

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