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domenica, 6 Ottobre 2024

Toni fuori luogo per il Salone del libro

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Diego Novelli

Mi spiace, ma il tono assunto dalla neo sindaca Appendino e dal presidente della Regione Chiamparino in merito allo scippo del Salone del Libro da parte di Milano ai danni di Torino non solo non mi piace ma considero dannoso per la cultura politica quella che esprime e che si inquadra, ahimè, in quel processo di degrado che imperversa nel nostro Paese, che alimenta quel sottofondo populista, egoistico che soggiace nell’animo umano.
Non conosco il ruolo che possono aver giocato in questa partita l’assessore alla Cultura e il sindaco di Milano, non intendo comunque assolverli, perchè al truschino hanno partecipato, anche se i veri prepotenti, arroganti, coloro che hanno giocato sporco, sono stati i padroni dell’Associazione Editori, quelli che avevano in mano la carta dei potenti editori.
Cosa invece disturba delle roboanti frasi del Chiampa e della bella Bocconiana, sono le minacce di guerra (“sapremo come reagire!”). Prevalgono nella loro protesta la pancia e la testa, non facendo funzionare il cervello. La ragione sostituita dall’istinto così come è oggi tanto di moda.
Nei primi anni Ottanta del secolo scorso grazie ad uno spirito diverso che animava le amministrazioni delle due città si raggiunse un’intesa tendente a considerare l’area di intervento un unicum per tutta una serie di servizi. Così nacque con il sindaco Carlo Tognoli ed il sottoscritto il progetto Mi-To che grazie all’indimenticabile assessore Giorgio Balmas partì con la stagione dei concerti e si estese ad una serie di servizi.
La gara non era tra chi aveva il naso più lungo o più corto, più bello o più brutto, per piacere, o tra i politici che erano più furbi, più arroganti, più prepotenti e che vantavano maggiori entrature a Roma con questo o quel ministro se non addirittura con il presidente del Consiglio. Ciò che contava era tra chi operava nell’interesse e nel bene dei cittadini che abitavano sotto la Mole o sotto la Madunina.
Sono finite da secoli le guerre tra le contee, i ducati, i piccoli staterelli che si facevano la guerra con migliaia di morti e feriti. Anziché dialogare anche a livello di comuni forze politiche presenti nelle due regioni, si gioca alla guerra verbale pensando di fare negli interessi delle singole diverse comunità un po’ quello che sta malauguratamente accandendo in Europa.
Quel velo di cinismo che ogni tanto avvolge Chiamparino è noto, ma da parte del suo partito (è ancora iscritto al Pd), dello stesso Fassino e degli altri esponenti eredi della sinistra popolare (comunista-socialista-azionista-cristiana) la cultura del bene comune, della fratellanza che fine ha fatto? Da giovani si cantava: “La mia patria è il mondo intero!”.

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