Neppure i comunisti erano arrivati a tanto, a far scendere in piazza le suore “armate” di fischietto e cori di protesta. C’è riuscita mercoledì scorso, con una manifestazione davanti al Municipio, mentre era in discussione il bilancio, la sindaca di Torino Chiara Appendino. Un capolavoro di autentica sollecitazione democratica trasversale quella della prima cittadina di Torino, perché fare smuovere chi fino a ieri l’altro puntava sempre e esclusivamente su una soluzione della Provvidenza è davvero un miracolo. Se vogliamo, visto da parte laica, un miracolo decisamente al rovescio. Segno anche dei tempi che cambiano. In passato, mai e poi mai le giunte di sinistra a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta avrebbero dato uno schiaffo alla Curia Metropolitana, come quello secco e bruciante dell’Appendino all’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, con i tagli in bilancio alle scuole materne cattoliche, oltre che alla scuola ebraica. Riduzione di fondi che equivale all’aumento delle rette per le famiglie.
Meno che mai l’avrebbe fatto l’allora sindaco Diego Novelli, affascinato dalla figura dell’arcivescovo di Torino, monsignor Michele Pellegrino, il presule della “Camminare insieme”, il testimone del Concilio Vaticano II, l’uomo di fede, professore e intellettuale, che si circondava di preti operai, preti di barriera, sacerdoti in clergy man che toccavano con mano quotidiana la fatica e le difficoltà delle famiglie. Fino a ieri indirizzare i propri figli alle scuole materne cattoliche, scelta garantita anche dalla Costituzione, era un’opportunità che trascendeva dal censo, che rispondeva a bisogni che non derivavano soltanto dal conto corrente. Da oggi, con rette che schizzeranno verso l’alto, è un lusso, appannaggio di pochi. In fondo, la sindaca grillina ha mostrato coerenza: è più facile tradire chi ti vota, meno, molto meno, la classe sociale cui si appartiene.