Giovedì 13 giugno Sonia De Vito, amica del cuore di Mirella Gregori, era già in aula, convocata, insieme a due amiche di Emanuela Orlandi, dalla commissione bicamerale d’inchiesta quando l’audizione è stata rinviata alla prossima settimana. Il motivo è legato agli strascichi per la rissa registrata alla Camera mercoledì 12 giugno con l’aggressione al deputato pentastellato Leonardo Donno ed al clima politico quanto mai teso. Un’audizione attesa e importante. Si tratta di un imprevisto intoppo che dimostra quanto sia importante che la commissione operi in un contesto “di comune intento della ricerca della verità che non si lasci coinvolgere da questioni di maggioranza e opposizione” ha sentenziato il presidente Andrea De Priamo (senatore di Fratelli d’Italia).
E’ comunque quanto mai positivo il modo con sui sta operando la Commissione Parlamentare d’inchiesta su uno dei casi più controversi del secolo scorso, quello delle sparizioni di due quindicenni: Emanuela Orlandi (figlia di un messo pontificio) avvenuta il 22 giugno 1983 e di Mirella Gregori (sparita il 7 maggio ‘83).
Rinvio a parte, finalmente si rileva un approccio deciso che chiama in causa fonti e testimonianze che, seppur note agli atti di una vicenda che si trascina da 41 anni, non sono mai state adeguatamente approfondite, nel persistente e infinito turbinio di polemiche, pseudo scoop e infiniti depistaggi.
In questo quadro rientra la convocazione, da parte della Commissione, di tre amiche delle ragazze scomparse. Persone ora over 56, che, a vario titolo, hanno condiviso momenti e raccolto preziose confidenze prima che Emanuela e Mirella sparissero nel nulla.
Testimonianze fino ad ora alquanto “timorose” per quanto trapelato, sentito e condiviso sulle due ragazze scomparse in cui è prevalsa una volontà al silenzio e all’oblio.
Le due amiche della Orlandi sono Cristina Fanzé, che faceva parte del gruppo giovanile della parrocchia Sant’Anna, di Laura Casagrande, compagna della scuola di musica che fu una delle ultime persone a vedere Emanuela. Pare che la giovane sia stata contattata per telefono dai rapitori. A queste si aggiunge la testimonianza di Sonia De Vito, amica del cuore di Mirella Gregori che, secondo le indiscrezioni, potrebbe conoscere molte cose anche riguardanti i rapitori. Una testimone alquanto riservata e chiusa che pare abbia comunicato molto poco su una serie di circostanze, condivise con Mirella fino a pochi minuti prima della sua sparizione. Il discorso è mirato sulla discussa e nota frequentazione del bar della famiglia della testimone, (che si trova sotto la casa della famiglia Gregori) di un uomo della gendarmeria vaticana, tale Roul Bonarelli, oggetto di messaggi telefonici che porrebbero seri interrogativi sul ruolo del Vaticano che gli avrebbe imposto un rigoroso silenzio sulla vicenda. Le tre giovani al vaglio della commissione, (e a quanto pare non solo loro), sarebbero tutte state “attenzionate” dai responsabili delle sparizioni.
La test Sonia De Vito è presente nei report dei servizi e nelle dichiarazioni e nel memoriale del fotografo Marco Fassoni Accetti, all’epoca 27enne, (oltre che nei comunicati dei presunti rapitori). Accetti, l’uomo che fece ritrovare il flauto di Emanuela, che si è autoaccusato di aver preso parte ai sequestri delle ragazze, risulta a conoscenza di numerosi inquietanti risvolti legati a questa dir poco complessa vicenda.
Molti dettagli, legati a queste giovani testimonianze, sono presenti nel libro del giornalista e scrittore Fabrizio Peronaci “Il Ganglio” (2014), che riprende proprio diversi contenuti del memoriale prodotto da Accetti. Non a caso il giornalista romano (autore di tre libri e infiniti articoli e iniziative sul caso) è stato già audito dalla Commissione d’inchiesta insieme al collega del Tempo Gianni Sarrocco.
Tutto lascia ritenere che queste audizioni possano fornire elementi importanti per gli inquirenti, per arrivare almeno ad una verità storica tanto attesa. Una vicenda sulla quale si erano quasi spente le attenzioni (dopo l’archiviazione del 2015), riprese con forza dopo la realizzazione del docufilm “Vatican girl” (2022) che ha avuto un successo internazionale. Il tutto dopo tanto tempo e diverse piste che s’intrecciano in una matassa ingarbugliata, dopo oltre quattro decenni di ipotesi, indagini e continui depistaggi. Un tempo lunghissimo che certamente le incessanti iniziative del fratello Pietro hanno fatto sì che il tutto non finisse nel dimenticatoio della storia. Tutto questo alla vigilia dell’ennesima manifestazione a 41 dalla sparizione della ragazza con la fascetta. Un sit-in, promosso da Pietro Orlandi, in programma a piazza Cavour il 22 giugno dalle ore 18.
Nel caso Orlandi le sorprese non finiscono mai. E di pochi giorni fa la scoperta di un’ennesima sciarada per gli oggetti trovati all’interno del cimitero del Verano, dietro la statua dell’angelo con la fascetta. Una fascetta che richiama quella ormai iconica indossata da Emanuela per lo scudetto della Roma. Oggetti e simboli (un barattolo di vernice, una moneta del 1956 e delle chiavi con una sequenza di numeri che potrebbero essere dei chiari riferimenti alle sparizioni di Emanuela e di Mirella Gregori. Il Verano ritorna ed e pone interrogativi alla luce del fatto che si tratta dello stesso luogo dove fu sepolta Kety Skerl (la diciasettenne figlia di un regista, strangolata in una vigna a Grottaferrata nel gennaio 1994). Una morte che, secondo alcuni, farebbe parte viene di una scia di sangue di giovani vittime legate alla sparizione della Orlandi. Una tomba, quella della Skerl, da cui era stata rubata la bara con i resti della ragazza, come da tempo ribadito da Accetti. Fatto poi accertato dai rilievi effettuati nel 2022.
In conclusione riferiamo che il lavoro della Commissione parlamentare si affianca ai fascicoli aperti presso la Procura di Roma e presso la giustizia vaticana a inizio 2023.