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lunedì, 2 Dicembre 2024

Quale cambiamento per lo sport?

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il governo Conte è effettivamente un governo del cambiamento, in quanto rispetto al recente passato sarà un governo senza la presenza di un Ministro e di un Ministero dello Sport.
Un cambiamento che non posso ancora valutare come migliorativo o peggiorativo, ma che mi lascia decisamente perplesso soprattutto alla luce del fatto che nel contratto di governo stipulato dal Movimento Cinque Stelle e dalla Lega, la voce relativa allo Sport occupa ben due pagine.
Due pagine nelle quali si pone l’attenzione sulla cura dell’impiantistica sportiva con l’istituzione dell’anagrafe degli impianti sportivi sia pubblici che privati, l’implementazione della pratica sportiva sin dalla scuola primaria e l’introduzione di ulteriori agevolazioni fiscali e contributive per le piccole associazioni sportive dilettantistiche.
Ma il punto centrale della voce del contratto riguarda soprattutto una revisione delle attuali competenze del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
Per la nuova maggioranza parlamentare è assai importante che il Governo assuma il ruolo di controllore delle modalità di assegnazione e di spesa delle risorse destinate al CONI, così come allo stesso tempo è al Governo che spetta il compito di emanare le linee guida fondamentali relative al sistema Sport e alla pratica motoria nel loro complesso.
Alla luce dei contenuti espressi nel capitolo sportivo inserito nel contratto di governo, sono assalito da diversi quesiti.
È possibile attuare questo programma senza un apposito Ministero?
Cosa si intende con l’inserimento del laureato in Scienze Motorie nell’organico di ruolo della scuola primaria? Una loro assunzione od un ampliamento del progetto “Sport di Classe” del Coni e del Miur?
E’ possibile pensare di controllare un Ente fondato nel 1908, che nel 1942 venne riconosciuto dallo Stato come Ente dotato di personalità giuridica, preposto alla cura, all’organizzazione e allo sviluppo dello Sport?
Come si intende attuare un controllo su un Ente che in tutti questi anni ha giustamente maturato una competenza ed una specializzazione nettamente superiore a quella posseduta da uno Stato che adesso non avrà nemmeno un Ministero dello Sport?
Quale peso avrà in sede di una eventuale candidatura olimpica un Paese senza il Ministero dello Sport?
Personalmente, sono domande alle quali attualmente non sono in grado di rispondere.
Ma sono domande alle quali dovrà necessariamente rispondere il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, appartenente alla Lega, al quale sarà probabilmente assegnata anche la delega allo Sport e che in passato ha avuto occasione di esprimere posizioni assai nette e precise in materia di politica sportiva. A lui va il mio più grande in bocca al lupo: nel caso in cui venisse nominato, ne avrà davvero bisogno.
Ma quella di non nominare un Ministro dello Sport, e di lasciare la delega ad un partito politico che rappresenta solamente la terza forza politica del Paese, è comunque una scelta politica che non posso condividere in quanto ritengo che all’interno del Movimento Cinque Stelle vi fossero delle figure che in questi anni di lavoro in Parlamento avessero maturato una esperienza tale da poter ricoprire con merito e competenza la figura di Ministro dello Sport, figura che avrebbe dovuto lavorare inizialmente sugli effetti delle riforme attuate dal Ministro Lotti, al quale va dato atto di avere avuto, correttamente o meno, il coraggio di proporre dei provvedimenti che cercassero di andare a stimolare il comparto sportivo italiano.
Oggi faccio anche parecchia fatica a nascondere la delusione nel non vedere una rivoluzione dell’ordinamento sportivo italiano, così come non posso che essere deluso nel veder mancare la percezione dell’importanza di una seria e concreta politica sportiva nel nostro Paese.
A mio modesto parere il modello da seguire rimane e rimarrà quello francese, dove il Comitato Olimpico si occupa esclusivamente delle competizioni olimpiche e paralimpiche, mentre la politica sportiva è saldamente in mano al Ministero dello Sport.
La mia speranza è che il cambiamento promesso dal nuovo governo si manifesti quanto prima, in quanto il gap tra l’Italia e gli altri Paesi Europei ed extra Europei continua ad aumentare vertiginosamente e senza alcuna soluzione di continuità.
Lo Sport in Italia è attualmente un paziente malato in maniera grave, ma che se fosse curato a dovere potrebbe avviarsi ad una rapida e completa guarigione.
Ne sono e ne sarò sempre fermamente convinto, governo del cambiamento o meno.
Scritto da Marco Chessa, consigliere comunale di Torino del Movimento Cinque Stelle

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