Diciamocelo: l’accordo raggiunto tra Lega e M5S è la conclusione più logica che poteva determinarsi. Lo era fin dai primi giorni dopo l’esito elettorale, o meglio ancora più chiaramente, lo è stata dopo il fallimento del tentativo di formare il Governo dei Presidenti Casellati e Fico. Hanno portato il Paese a spasso prima per reciproci veti, poi per l’elaborazione di un programma di Governo che per la prima volta è orfano del consenso popolare preventivo. Non sto qui a giudicarli senza ancora vederli all’opera, ma molti presupposti lasciano presagire un periodo buio. Il programma di Governo, così come la composizione dell’esecutivo, non sono neanche minimamente frutto di una visione o un obiettivo comune. Tutto ciò anzi è frutto del “questo a me”, “questo a te”. Un elenco di singoli punti, non il compromesso tra le due forze politiche su ogni punto.
E allora, ad esempio, attendo fiducioso quale sarà la posizione del M5S quando la Lega porterà avanti la politica della esclusione dagli asili dei figli degli immigrati. Così come sarà curioso attendere la posizione della Lega sul reddito di cittadinanza (comunque impraticabile) tanto amato dai 5 stelle, ma osteggiato dalla stessa Lega in quanto misura che andrebbe ad alimentare ulteriormente l’assistenzialismo, specie al Sud. Infatti, non a caso, i punti messi al voto dei loro iscritti e simpatizzanti, riguardavano quelli proposti dal “proprio” Partito, non quelli comuni (facile così…)
Formato il Governo, bisogna dunque formare l’opposizione.
Difficile vedere con chiarezza l’orizzonte, può succedere di tutto. E quei giusti appelli all’unità che ho sentito nelle 24 ore di crisi istituzionale conseguente alla questione Savona, potrebbero svanire in pochi minuti.
Il Pd ha ora più che mai un’occasione unica.
Non solo l’occasione di costruire le basi per tornare al Governo del Paese, ma, altresì quella di rifarsi la pelle.
Non vedo, anche qui, una visione chiara e comune. Gli sforzi di molti dirigenti si concentrano più che nel contribuire a ricostruire il PD, a consolidare invece il proprio recinto. Se solo un decimo del tempo, delle risorse e della passione occupate per la militanza nelle componenti venisse dedicato al PD, non saremmo probabilmente in queste condizioni.
Non sono “contro” le correnti, sia chiaro, penso anzi che dovrebbero essere regolamentate e dunque istituzionalizzate nello Statuto del PD.
Sono contro i personalismi, contro chi antepone gli interessi personali a quelli del PD.
Per fortuna, anche nel mare in tempesta c’è sempre un filo di speranza. Sono emozionato per le iniziative che i Circoli del Pd di Torino, i Giovani Democratici, riescono a mettere in piedi pur in una situazione così complicata. Sono loro che stanno diventando il mio vero motivo per continuare a fare Politica.
Abbiamo quindi una lunga strada da percorrere, e come ho già confessato ad un po’ di amici, bisogna spalancare le porte. Oggi chi si sente deluso dal M5S per l’accordo con la Lega, non ha alternativa che tapparsi il naso. Noi dobbiamo lanciare il messaggio che un’alternativa c’è e che vogliamo ricostruirla insieme. Una nuova Sinistra, riformista, democratica, popolare e alternativa al governo di Destra che si sta per formare.