Posso dire che il dibattito sulla candidatura di Torino a sede delle Olimpiadi invernali non mi entusiasma? Forse perché le repliche non riescono mai come la prima volta, forse perché credo che prima di tutto occorrerebbe che in questa città ritornasse nei cittadini un po’ di orgoglio torinese, di amore e rispetto per la propria città.
Orgoglio e amore che vide, con le Olimpiadi prima e con le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia, i torinesi “impadronirsi” della città. Farla propria, rispettarla, frequentarla, invaderla. Al contrario di oggi. In pochi anni quel modo di essere torinesi sembra non esserci più, svanito. Nel caso Torino la spuntasse la grande opera su cui lavorare dovrà essere proprio il cittadino.
Non sarà certo un Ronaldo che aiuterà, quello è un asset aziendale e non un opera che rimane in città. Forse occorre con urgenza lavorare ai progetti che sono nei cassetti delle opere annunciate: le arcate del MOI, il campus del design, la nuova biblioteca. Forse servirebbe un arredo urbano più bello e soprattutto in periferia. Sicuramente bisognerebbe riportare i servizi di prossimità nei quartieri a cominciare dalle anagrafi.
Insomma dimostrare concretamente che le Olimpiadi si faranno per i torinesi e non solo per gli sponsor.
Infine trovo anacronistico e fuori dalla realtà la rivalità tra due città, Milano e Torino, così vicine e così legate. Talmente anacronistica, chiedete ai pendolari, che io alzo il tiro e candido Milano Torino e Genova (ricordate il triangolo industriale) insieme alle Olimpiadi estive.
Se bisogna sognare, sogniamo alla grande. Attenzione però cara sindaca perché se Torino non dovesse essere scelta sarebbe un ulteriore colpo al morale dei torinesi.
Olimpiadi sì, no o ma?
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