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Scritto da Michele Paolino
L’assessore Sergio Rolando nella sua relazione di accompagnamento del Bilancio 2018 ha citato Winston Churchill chiedendo di evitare “sterili e stucchevoli rimpalli di colpe” e ha invitato a lavorare insieme per il bene comune della città.
Ma cosa è successo, dopo due anni in cui si è sempre ribadito di voler dare dei segni di discontinuità rispetto al passato, di voler risanare i bilanci? Si stanno facendo prove tecnico di governo, o più semplicemente si è addivenuti a più miti giudizi dopo aver visto quanto sia difficile e complicato gestire una città ed un bilancio articolato e complesso come quello di Torino?
Il vero tema che emerge dall’analisi del bilancio preventivo di quest’anno, dopo due anni che ci viene riproposto il refrain “abbiamo ereditato una città con i conti in rosso”, è: quale città lascerà in eredità l’amministrazione Appendino? Appendino ha infatti trovato una città con una situazione finanziaria difficile, un livello di indebitamento alto se pur ridotto dal lavoro di Fassino e Passoni, ma una città nel complesso governabile e soprattutto una città non statica, che continuava ad investire.
Il piano di alienazioni messo in atto, con la dismissione di patrimonio immobiliare e mobiliare, con l’alienazione dei diritti di superficie, lascerà la città depauperata, oltre al fatto che le dismissioni non vengono utilizzate per finanziare nuovi investimenti o per ridurre il debito, ma per finanziare la spesa corrente. Questo in barba ai principi della contabilità pubblica (dal 2012 non si può più usare plusvalore in parte corrente, prima era vincolato al rimborso delle quote capitali per mutui).
Una città più povera e che non investe più, una Torino in stallo. E cinque anni di stallo richiederanno un periodo moto più lungo per recuperare.
Inoltre, la plusvalenza economica da conversione delle quote Iren, che permette ad Appendino di inserire 20 mln per pareggiare il bilancio 2018, deriva dal convertendo generato dalla cessione attuata nel 2005, quindi la Sindaca beneficia di un’eredità lasciata dalle precedenti amministrazioni.

“Si riesce a raggiungere l’equilibrio del bilancio grazie a cospicue entrate una tantum”

Dismissioni quote Iren

Si dismette la cassaforte del comune non per risanare ma per finanziare la spesa corrente.
Questo è stato l’indirizzo attuato da Appendino sin dall’inizio: ottenere soldi per far quadrare i conti e pareggiare il bilancio mediante dismissioni.
Al proposito ho presentato una mozione che chiedeva appunto di non utilizzare in spesa corrente le vendite di azioni IREN rese disponibili dai dividendi di FCT derivanti dalle alienazioni di FSU.
Infatti entrate che dovrebbero essere in conto capitale, quindi destinate a nuovi investimenti o riduzione del debito, vengono trasformate in dividendi da utilizzarsi in parte corrente, quindi per pagare stipendi e servizi.
In definitiva: si lascia una città depauperata, che non risana riducendo il debito e che inoltre non investe.
Questo in barba al monito della Corte dei Conti, che nella pronuncia 28/2018 dello scorso febbraio dice espressamente di “non generare un depauperamento patrimoniale del Comune”.
Il bilancio 2018 quadra per 42 milioni derivanti dai dividendi di FCT, ottenuti come si è detto per alienazioni di azioni Iren. Azioni che, ricordiamolo, erano state comperate a 50 centesimi e che sono arrivate a valere 3Euro; azioni che hanno generato utile in questi anni e che, venendo a mancare, non potrà più essere utilizzato per coprire il FCDE che cresce di anno in anno e deve essere finanziato sulla spesa corrente.
Si riesce a raggiungere l’equilibrio del bilancio grazie a cospicue entrate una tantum, ma presto o tardi le entrate una tantum finiranno, e ci si chiede come si riuscirà poi a garantire il pareggio.
In precedenza anche le amministrazioni di centrosinistra avevano attuato dismissioni importanti, come nel 2012, dopo lo sforamento del patto di stabilità: all’epoca vennero alienate quote di TRM e di AMIAT, ma il ricavato fu destinato a nuovi investimenti ed alla riduzione del debito.
Appendino ha trovato un debito importante, come abbiamo detto, ma anche un ingente patrimonio, che poteva essere utilizzato per ridurre ulteriormente il debito e per creare nuovi investimenti come volano per lo sviluppo della città. Invece tale patrimonio viene utilizzato per quadrare i bilanci correnti.
Chi verrà dopo Appendino troverà gli stessi debiti, solo ridotti dal naturale piano ammortamento, magari ricadenzati, ma troverà nel contempo una città con un attivo patrimoniale considerevolmente ridotto.
Con la scusa del piano di rientro la Giunta promulga un bilancio teso al risanamento, mentre in realtà i tagli applicati sono inferiori all’incremento del FCDE, passato da 70 a 91 mln, per cui nulla si sta facendo se non attenersi a quanto richiesto da una norma nazionale, che chiede a tutti i Comuni, non solo a quello di Torino, di accertate per intero anche le entrate di dubbia esazione, per le quali non è certa la riscossione integrale.
Inoltre dei circa 150-170 mln di entrate straordinarie (oneri urbanizzazione, ricavi IMU per i fabbricati “D”, Multe, dividendi di FCT…) si può valutare che almeno il 50 % siano fortemente a rischio di inesigibilità e pertanto rappresentano una forzatura del bilancio, che necessariamente andrà a gravare sull’anticipazione di cassa incrementandola ulteriormente.

Utilizzo oneri urbanizzazione per finanziare la spesa pubblica 

Con l’entrata in vigore dal mese di gennaio della legge di bilancio 2017, la destinazione dei proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni sono utilizzabili per l’urbanizzazione e la manutenzione del territorio.
Ma questo non significa che tali proventi possano essere utilizzati per finanziare spese contrattualizzate: dei 21 mln di OO. UU. ben 14 vengono utilizzati per pagare il contratto di servizio IREN, ci paghiamo le bollette.
Non è certo un modo virtuoso di applicar ei principi contabili: trattandosi di entrate non certe, questo genera nell’immediato dei Debiti fuori bilancio.

Dilazionamento pagamenti GTT 

Rolando ha fatto un esplicito riferimento alle entrate REAM, definendole entrate “una tantum”; io mi auguro che tutta la vicenda REAM, per come si è sviluppata, sia “una tantum”.
Un debito che a fine 2016 non esisteva, poi in approvazione del bilancio 2017 diventa debito fuori bilancio (con parere contrario sia del collegio dei revisori che della Direzione finanziaria della città…), quindi magicamente ricompare nel 2018.
Ma almeno valga la coerenza: se un principio è valido per la spesa, perché non lo è anche per le entrate?
Perché nell’accordo per il salvataggio di GTT, la città si è impegnata a posticipare negli esercizi futuri la riscossione dei canoni, e allora come possono queste entrate concorrere alla costruzione del bilancio 2018?

Patrimonio Ipab 

Nell’ambito del Piano straordinario di alienazione di immobili di proprietà comunale, la Giunta ha previsto la vendita all’asta di alcuni beni proveniente dal patrimonio ex Ipab, per circa mezzo mln di Euro.
L’assessore Rolando ha dichiarato apertamente che utilizzerà questa cifra per appianare il disavanzo del Comune o al massimo per ridurre i tagli del welfare.
Come già avvenuto nel caso dell’estinzione dell’Istituto Buon Pastore, con trasferimento di patrimonio immobiliare di oltre 16 milioni di Euro alla Città, e nonostante la mozione (approvata in Consiglio Comunale il 13 febbraio 2017) che impegnava la Sindaca e la Giunta a ottemperare ai vincoli di destinazione previsti dalle norme, si continua ad impegnare le risorse senza il vincolo di destinazione socio-assistenziale.
Almeno si sarebbe potuto spostare il vincolo su altri edifici, come fu fatto in passato, al fine di mantenere il valore patrimoniale e non vanificare lo spirito originario con cui nacquero questi ingenti patrimoni frutto di lasciti a favore dei poveri della città.

“Un bilancio da cui non si percepisce un’idea di sviluppo di questa città”

Taglio lineare alle Circoscrizioni 

La chiusura de bilancio ha visto applicare un taglio lineare dell’8% alle Circoscrizioni, 400 mila euro sui 5 milioni complessivamente disponibili. Un taglio lineare, di fatto si sceglie di non scegliere.
A parte al modalità con cui questo è stato comunicato, al solito senza che la sindaca si sia presa la briga di partecipare al tavolo di coordinamento sul decentramento che lei stessa presiede per le materie che riguardano la ripartizione economica, il taglio applicato incide su tutta l’aliquota discrezionale, e obbliga le Circoscrizioni a togliere risorse all’assistenza domiciliare, ai soggiorni estivi per disabili e alle iniziative culturali per poter far fronte ad esempio ai rimborsi per le utenze degli impianti sportivi esternalizzati.
D’altronde questa è la politica di affossamento delle Circoscrizioni portata avanti dalla sindaca, senza che abbia chiarito quale sia l’idea di decentramento cha ha in testa. Di fatto costringe a chiudere le anagrafi decentrate, trasferendo il personale dalle anagrafi alla SORIS, e si taglia sui servizi di base (basta vedere che ci vogliono 3 mesi per avere una carta di identità).
In conclusione un bilancio da cui non si percepisce un’idea di sviluppo di questa città, che non evidenzia dei “driver” su cui puntare ma che al contrario si limita a far quadrare i conti con una certa disinvoltura nell’erodere il patrimonio della città. Davvero spaventa pensare a cosa ci attende, quale futuro sia possibile per Torino a valle di un’amministrazione priva di lungimiranza.
Viene da citare nuovamente Churchill, in riferimento ad un bel film che sta girando nelle nostre sale, “L’ora più buia”: davvero un periodo buio per la nostra città.

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