Scritto da Michele Paolino
Il silenzio caduto sullo slogan che ripeteva “L’alternativa è Chiara”, riecheggiando a spron battutto per tutta la campagna elettorale nelle pereferie torinesi come promessa di cambiamento e progresso, oggi è diventato assordante.
L’ennesima doccia fredda sul sogno della sindaca arriva dalla Commissione in Comune dedicata alla Linea 2 con l’annuncio che la giunta Appendino, dopo aver fatto il pieno di voti a Torino Nord, ha deciso di far partire il tracciato con il primo lotto funzionale dalla parte completamente opposta. A Mirafiori.
Così facendo, non solo siamo di fronte all’ennesimo tradimento e deliberata opera di abbandono di un intero territorio, tra i più popolosi della città, ma cosa ben peggiore alla riproposizione di un modus operandi che contrariamente agli annunci programmatici dei pentastellati, strombazzati ovunque, ripropone una delle piaghe ataviche italiane: il gattopardismo o meglio cambiare tutto per non cambiare nulla. Assolutamente nulla.
Come si può commentare altrimenti questo atteggiamento ormai consumato con cui la nostra amministrazione ignora il suo ruolo politico, spogliandosi di ogni responsabilità e gioca al più deleterio scarica barile? In questo gioco infatti la responsabilità non è mai di chi dovrebbe averla per suo mandato e per mandato degli elettori, che stiano su una qualunque piattaforma digitale che di fronte alla scheda in cabina. Quindi?
Ovviamente in tutta questa vicenda, con l’assessore La Pietra che come gli altri si dà alla macchia, la colpa è della società di progettazione. Ed ecco la motivazione secca: “Per ragioni di economia si farà un solo deposito dei vagoni, la scelta del deposito stabilirà il primo lotto funzionale, il luogo secondo noi più adatto per il deposito si trova a Sud (verso Orbassano)”.
Tradotto in soldoni significa che se mai arriverà la Linea 2 si farà tra vent’anni e forse più. O ancora meglio: è stato bello, ma si fa tutto a Sud.
Come Circoscrizione 6 ci troviamo di fronte all’ennesima beffa e oltre a noi siamo convinti che anche i nostri concittadini siano ormai davvero stufi di miraggi e raggiri come il reddito di cittadinanza e si aspettino opere infrastrutturali e un piano di sviluppo autentico piuttosto che finto pietismo e retorica assistenziale.
I cittadini vogliono un sindaco che lavori per loro e che dia una prospettiva ai loro figli in un contesto come il nostro tra i più svantaggiati della città per le condizioni di vita, il basso reddito, la disoccupazione e la scarsità di servizi.
Per quanto si vorrà fare agonizzare tutto questo? Quanto si vorrà protrarre ancora l’eutanasia a Cinque Stelle delle nostre periferie?