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domenica, 10 Novembre 2024

In attesa della Metro 2 non può bastare un bus

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La rivoluzione del trasporto pubblico, ancora al palo dopo il giro di boa di metà mandato dell’amministrazione pentastellata, parrebbe muovere i primi passi. In assenza di certezze sui tempi di realizzazione della seconda linea di metropolitana, l’idea palesata nelle ultime ore dall’amministrazione cittadina è quella di istituire una linea automobilistica che ne ricalchi il percorso. Diciamo una sorta di anteprima in versione a gasolio.
Dal punto di vista dell’appetibilità del percorso, sicuramente la scelta è ottima, in quanto le direttrici interessate hanno potenzialità di carico molto alte. Ci sono però tanti “ma”.
Manca in questa idea la consapevolezza di quali siano le basi su cui poggia la pianificazione del TPL. Una linea di metropolitana riesce ad essere attrattiva per svariate ragioni, riassumibili però in tre punti: 1) capacità di trasporto: treni capieni; 2) frequenza di esercizio: treni ravvicinati e frequenti; 3) velocità e appetibilità: la seconda implica la prima (se una linea è veloce e frequente, sono disposto a fare qualche passo in più per raggiungere la stazione). Come è possibile pensare che questi punti siano validi anche per una linea bus?
Nell’idea di creare una linea automobilistica che ricalchi il percorso della metropolitana (a proposito, chi è più grande di me sicuramente ricorderà la rete 82 con le lineee di metropolitana leggera e di tram “gestite provvisoriamente con bus”: il 2, 5, 14, 17. Lo sono ancora oggi gestite con bus, per la cronaca) non si tiene conto di alcune peculiarità. Innanzitutto i tempi di percorrenza: una linea da corso Orbassano/Settembrini fino a piazza Sofia, misurerebbe almeno 13 km, sempre che l’idea non sia di farla più lunga, magari fino a Orbassano a sud e San Mauro a nord. Cosa significa? Vuol dire che i tempi di percorrenza saranno necessariamente alti, anche con asservimento semaforico perfetto, dato che il traffico non si può cancellare con una bacchetta magica. Uno obietterà: già oggi ci vuole tanto tempo, cosa può cambiare? Mal che vada continuerà a volerci tanto tempo. Vero, ma non si tiene in mente un fatto fondamentale, vale a dire che più una linea bus è lunga, più è soggetta a ritardi, in quanto i “polmoni” per recuperare il tempo non sono frequenti.
Un utente del trasporto pubblico torinese può ben sapere cosa vuol dire attendere il 2 o il 18, che sono tra le linee più lunghe della rete, quando fanno ritardo: attese eterne. Questo perché una linea lunga si presta ad un curioso effetto di entropia/disordine che cerco ora di spiegare:
– Se un bus è rallentato dal traffico per un qualsiasi motivo, tenderà ad accumulare ritardo.
– Se accumula ritardo aumentano i passeggeri alle fermate.
– Se aumentano i passeggeri alle fermate il bus impiegherà più tempo ad incarrozzare e a far scendere i passeggeri (non parliamo di cosa succederà quando si tornerà, come annunciato alla sola salita dalla porta anteriore).
– Rallentando ulteriormente, il bus che segue tenderà sempre più ad avvicinarsi in quanto le fermate saranno sempre più sgombre dato che il bus davanti è appena passato e la fermata non ha avuto tempo di riempirsi di nuovo.
Ecco che nasce un fenomeno noto a molti: l’accodamento, vale a dire due bus (o più) che viaggiano in trenino: il primo pieno zeppo e il secondo mezzo vuoto, o pieno anch’esso nei casi più disperati.
In tutto ciò non dimentichiamo infine le condizioni di lavoro degli autisti che devono convivere con traffico, automobilisti che tagliano la strada, passeggeri che si lamentano dei ritardi. Il tutto magari con più di un’ora tra un capolinea e l’altro. Non penso che sia una condizione di lavoro semplice. E peggiorare volutamente le condizioni di lavoro non giova a nessuno, né ai lavoratori, né ai passeggeri, che avrebbero diritto a salire su bus condotti da personale meno soggetto a stress.
Mi chiedo infine con che autobus verrebbe gestita questa ipotetica linea, dato che i bus da 18 metri sono sempre più merce rara sulla rete: molte linee gestite con autosnodati da 18 metri hanno spesso bus corti da 12 metri per mancanza di materiale.
Infine, andrà in scena il requiem per i binari della linea 18. Eliminare un tram per mettere una metropolitana è buona cosa, ma eliminarlo per metterci un bus a gasolio non lo è. E la linea 18 attuale si sovrapporrebbe solo parzialmente al percorso della M2. Nel dubbio però si preferisce smantellare un’infrastruttura costata tanti soldi e che marcisce da anni senza che nessuno si faccia scrupoli.

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