“Nessuna cosa è più grave della guerra, tragedia della vita umana”. Tra le miriadi di dichiarazioni sulla guerra, in corso in Ucraina, si è distinta la posizione di Fausto Bertinotti. Un quadro sintetico, netto con cui l’ex leader politico di Rifondazione Comunista ha preso le distanze dalla Nato e soprattutto dalla Russia di Vladimir Putin, che vede più vicina a quella assolutista degli zar che erede dell’Unione Sovietica.
Insomma tanta Patria e poco socialismo, se non in salsa patriottica.
“Non bisogna ricorrere alle armi. La guerra è il fallimento e la morte della politica, non certo il suo proseguimento”- ricordando come siano rimasti impressi, nella sua mente di bambino, gli sguardi di quelle mamme, di quelle persone terrorizzate nei rifugi a Milano durante i bombardamenti.
Bertinotti si ritrova, non è certo una novità, con le parole di pace del Papa e sul fatto che occorra fare tutto il possibile per evitare la guerra.
Ma quanto mai tranchant è la sua posizione su Mosca: “Questa Russia non ha nulla di quella del passato. Non è erede dell’Unione Sovietica, pur con le sue colpe, ma di una realtà che tenta di ricostruire la Grande madre Russia zarista”. E precisa: “Stiamo assistendo ad un balzo all’indietro. Un ritorno all’800 che vede una patria contro altre patrie. Un contesto non ideologico sul quale schierarsi è insensato”.
L’anziano leader politico sottolinea come quei fattori di modernità, che avrebbero dovuto emergere dopo la vittoria sul nazifascismo, sembrano ora finiti e si assiste ad un balzo all’indietro rispetto ai tempi caratterizzati dalla rivalità Usa-Urss, dalle battaglie all’interno dell’Onu dalle speranze di cooperazione e di un generale riavvicinamento.
Una posizione in nome di un pacifismo che per Bertinotti ha sempre più ragioni. In questo contesto si stigmatizza sull’attuale corsa agli aiuti necessari alla resistenza ucraina contro l’invasione russa. Aiuti che per Bertinotti dovrebbero essere inseriti in strade compatibili con la pace e non con le armi.
Per l’ex presidente della Camera e della Sinistra Arcobaleno, ai tempi in cui tutta Italia fu invasa dai vessilli multicolori pacifisti, la scelta di mandare armi modificherebbe la costruzione materiale dell’Europa, aprendo un percorso verso l’Esercito europeo, che non è mai stato oggetto di discussione. In tal senso, come il Papa, anche Bertinotti riprende quell’art. 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra.
Un approccio che per Bertinotti non si riscontra nelle ultime scelte dell’Unione Europea.