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venerdì, 5 Luglio 2024

Stefano Benni pubblica su Facebook la lettera dei familiari dei No Tav accusati di terrorismo

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Lo scrittore Stefano Benni, tramite il suo profilo facebook ha deciso di dare voce ai familiari dei quattro attivisti No Tav arrestati il 9 dicembre scorso per aver assaltato il cantiere di Chiomonte. Sulle loro teste pende la pesante accusa di terrorismo.
«L’accusa è di terrorismo perché in quel “contesto” e con le loro azioni presunte “avrebbero potuto” creare panico nella popolazione e un grave danno al Paese – scrivono i familiari di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, i quattro arrestati – Ripetiamo d’immagine. L’accusa si basa sulla potenzialità di quei comportamenti ma non esistendo nel nostro ordinamento il reato di terrorismo colposo, l’imputazione è quella di terrorismo vero e volontario, quello, per intenderci, a cui la memoria di tutti corre spontanea: le stragi degli anni 70 e 80, le bombe sui treni e nelle piazze, e di recente quelle in aeroporti, metropolitane, grattacieli».
«Al contrario i nostri figli, fratelli, sorelle hanno sempre avuto rispetto della vita degli altri – continuano i familiari – Sono persone generose, hanno idee, vogliono un mondo migliore e lottano per averlo. Si sono battuti contro ogni forma di razzismo, denunciando gli orrori nei Cie, per cui oggi ci si indigna, prima ancora che li scoprissero organi di stampa e opinione pubblica».
«Hanno scelto di difendere la vita di un territorio, non di terrorizzarne la popolazione – si legge ancora sulla pagina di Stefano Benni – Tutti i valsusini ve lo diranno, come stanno continuando a fare attraverso i loro siti. É forse questa la popolazione che sarebbe terrorizzata? E può un compressore incendiato creare un grave danno al Paese?».
«Ed ecco allora che diventano all’improvviso terroristi per danno d’immagine con le stesse pene, pesantissime, di chi ha ucciso, di chi voleva uccidere. È un passaggio inaccettabile, in una democrazia. Se vincesse questa linea, da domani, chiunque contesterà una scelta fatta dall’alto potrebbe essere accusato delle stesse cose perché, in teoria, potrebbe mettere in cattiva luce il Paese, potrebbe essere accusato di provocare, potenzialmente, un danno d’immagine. É la libertà di tutti che è in pericolo. E non è una libertà da dare per scontata».
I familiari dei quattro attivisti No Tav poi ricordano che per il reato di terrorismo « non sono previsti gli arresti domiciliari ma la detenzione in regime di alta sicurezza che comporta l’isolamento, due ore d’aria al giorno, quattro ore di colloqui al mese. Le lettere tutte controllate, inviate alla Procura protocollate, arrivano a loro e a noi con estrema lentezza, oppure non arrivano affatto». Infine nel lungo post viene evidenziato che i destinatari di questa lettera sono i mass media che devono recuperare, secondo chi scrive il «loro compito di informare, perché valutino tutti gli aspetti, perché trovino il coraggio di indignarsi di fronte al paradosso di una persona che rischia una condanna durissima non per aver trucidato qualcuno, ma perché, secondo l’accusa, ha danneggiato una macchina o era presente quando è stato fatto», e agli intellettuali perché facciano sentire la loro voce, alle famiglie e alla società civile.

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