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Sala Rossa, opposizione cercasi

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Battista Gardoncini

Sono di sinistra, o almeno penso di esserlo. E sono di sinistra anche molti dei miei contatti su Facebook, che, come me, alle foto dei gattini preferiscono i commenti su quel che accede dentro e fuori i patrii confini. Ultimamente vanno per la maggiore le elezioni americane, il referendum e l’olio di palma. Ma hanno ampio spazio anche la storia, la filosofia, l’economia e la politica, partendo da Renzi fino ad arrivare a Chiara Appendino, che la maggior parte dei miei contatti vede come il fumo negli occhi.

La scarsa simpatia della sinistra nei confronti del neo sindaco pentastellato è comprensibile, perché la sua vittoria, da molti non prevista, ha interrotto una esperienza di governo cittadino durata oltre vent’anni, con risultati tutto sommato positivi. Meno comprensibile è il tenore degli attacchi che gli vengono rivolti, a cominciare dall’accusa di essere succube di un funzionario comunale assurto al delicato incarico di capo del gabinetto. La qual cosa, se anche fosse vera, non è di per sé un motivo sufficiente per sfiduciare un sindaco, che ha il diritto di decidere dopo essersi consultato con chi gli pare. In passato ne abbiamo avuto alcuni che prendevano gli ordini direttamente dagli uffici di una grande azienda, senza scandalo dei pochi che sapevano e dei molti che lo ignoravano perché i giornali cittadini tacevano e il web ancora non esisteva.

In questi giorni nel mirino dei cecchini della rete finiscono non soltanto le decisioni della giunta pentastellata, ma anche le intenzioni vere o presunte, le apparizioni pubbliche, le battute colte al volo in strada, e perfino i numeri delle delibere approvate e di quelle non presentate, di cui nessuno a memoria d’uomo si era mai preoccupato. Addirittura nascono siti e pagine Facebook pseudo satiriche che hanno forse qualche ragione quando descrivono l’attuale maggioranza come un’accolita di dilettanti allo sbaraglio, ma sicuramente hanno torto quando dimenticano che il centrosinistra ha perso le elezioni non per un accidente della storia, ma per gli errori che ha commesso.

Non vorrei essere frainteso. La satira è e deve essere libera. Ma vorrei esortare i miei amici della sinistra, che hanno giustamente criticato Grillo per avere costruito un movimento politico sulle battute ad effetto, a non seguirlo sulla stessa strada. Invece, ogni giorno vedo che gli assessori della ex giunta e i consiglieri della ex maggioranza si esibiscono in sgangherati attacchi ai presunti errori del governo cittadino, e lo fanno senza mai entrare nel merito, con una spocchia almeno pari alla pochezza delle argomentazioni,.

Un esempio recente, la polemica sulla mostra di Manet che Milano ci avrebbe scippato perché la sconfitta di Fassino avrebbe reciso i solidi legami tra Torino e la grande cultura europea. Che dell’arrivo dei Manet si fosse parlato un anno fa con Guy Cogeval, presidente del Museo d’Orsay, è sicuramente vero. Ma è anche vero che non era stata presa alcuna decisione ufficiale, mentre erano ben noti i dubbi di Skira, l’editore che avrebbe dovuto allestire la mostra, sui livello degli incassi che la piazza torinese gli avrebbe garantito. Un argomento che con il colore delle amministrazioni ha ben poco che fare, e forse proprio per questo è stato quasi completamente ignorato da molti commentatori.

I cecchini del web hanno il dito sul grilletto anche per la vicenda del Torino Jazz Festival. Appendino ha detto di non volerlo più finanziare, e all’improvviso il Festival si è trasformato in un appuntamento culturale di straordinaria importanza, da difendere con le unghie e con i denti dall’attacco dei barbari. Ma fino a qualche mese fa moltissimi, anche a sinistra, criticavano il cartellone della manifestazione e le infelici scelte di calendario, e si lamentavano per i ricchi finanziamenti e gli scarsi risultati ottenuti. Naturalmente sottovoce, per non dispiacere all’amministrazione in carica.

Per concludere. È sicuramente difficile capire che cosa passi davvero per la testa del sindaco Appendino e della sua giunta, anche se una maggiore attenzione a quello che è stato detto in campagna elettorale qualche indicazione in più potrebbe darla. In fondo con quel programma i pentastellati hanno stravinto le elezioni, e dunque c’è da supporre che una consistente parte dei torinesi sia d’accordo con loro.

Al momento, però, mi sembra più difficile capire che cosa abbia per la testa il centro sinistra. E questo mi dispiace, perché, come dicevo agli inizi, sono di sinistra. O almeno penso di esserlo.

oltreilponte

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