Partito, Europa, occupazione, unità. Sono solo alcuni dei temi affrontati da Maurizio Martina nel presentare a Torino, alla Cascina Marchesa, in una sala gremita, la sua mozione per la candidatura alla segreteria del Partito Democratico, il cui titolo è “#fiancoafianco – cambiare il Pd per cambiare l’Italia”.
L’ex segretario Dem ha aperto il suo discorso parlando del Piemonte e dell’impegno rinnovato per le prossime regionali del presidente Sergio Chiamparino, e ha ribadito che, mai come oggi, il Piemonte, debba sentire su di sé il carico dell’attuale fase politica. «Piaccia o no – ha detto – qui, con la giunta comunale pentastellata, vivete questioni fondamentali che dicono molto dei confronti e delle contraddizioni nazionali». E Martina fa l’esempio della Tav, una sfida culturale e di senso che va ben oltre il tema infrastrutture e che richiama il senso di responsabilità e di capacità di individuare soluzioni.
Riguardo al Partito Martina ha in mente alcuni punti fondamentali per tornare ad essere attrattivi. «Giusto rivendicare orgogliosamente le scelte importanti per il bene del Paese fatte durante la scorsa legislatura, ma prima ancora che il consenso – ha sottolineato – occorre recuperare ciò che è stato perso, il senso. Non c’è più spazio per le divisioni e le fratture. Bene la pluralità delle idee, ma il Pd che c’è non basta, serve unità. Ogni nostra divisione lascia spazio in più a questa destra pericolosa per l’Italia. Il Pd è radicalmente alternativo a tutto quello che sta facendo il nuovo governo, allo “sbraco”anche comportamentale a cui si stiamo assistendo». Martina immagina un partito con matrici ben visibili: giustizia sociale, uguaglianza, lavoro, democrazia.
La proposta per i mesi futuri, è quella di recuperare il senso di una sfida politica e culturale scavando oltre i programmi e la demagogia di chi propone tutto e niente. «C’è qualcosa di più – ha aggiunto- si è rotto il rapporto tra la persona e ciò che ruota attorno alle persone. Ed è qui che dobbiamo tornare. La funzione originale dei democratici, iniziata proprio qui a Torino con la nascita del Pd, è quella di sapersi fare interpreti dei valori e dei bisogni della gente. Se vogliamo che il Congresso sia utile e non un passatempo, dobbiamo fare uno sforzo intellettuale e politico per rimettere a fuoco la sfida democratica da portare avanti, oggi ancora più urgente di dieci anni fa e dobbiamo farlo restando uniti. E l’unità o la pratichi o non la predichi».
L’invito del candidato segretario è quello di tornare nelle piazze per fare chiarezza. E pensa alla manifestazione in programma sabato in tante piazze italiane e a Torino per l’alta velocità. «Sarà un’iniziativa importante – conclude- perché staneremo l’ambiguità con cui questo governo ha approvato la manovra di bilancio ingannando milioni di italiani con 7 miliardi di tasse in più. Ambiguità che fa da padrona anche su partite importanti per lo sviluppo del nostro paese. Chi fa il vicepremier non può buttare la palla in mezzo rifiutandosi di assumere decisioni. Sulla Tav, ad esempio Salvini scarica ogni responsabilità sui cittadini proponendo un referendum. La politica richiede assunzione di responsabilità. Chi non lo fa, è perché deve tenere dentro tutto e il contrario di tutto. Abbiamo bisogno di una politica diversa da questa».
E sulla tenuta del Governo Martina ritiene che «il patto di potere Lega-5stelle continuerà a essere forte. Quello che sbugiarderà questo governo è l’incapacità di entrare nel merito delle questioni, ed è li che deve svolgere il suo ruolo, la sua vocazione il Partito democratico, abbiamo le capacità, le energie e l’onesta intellettuale per farlo».
Prima di Martina hanno introdotto l’incontro Paolo Furia, neo segretario regionale Pd e Mimmo Carretta, segretario metropolitano.
Per Furia nel futuro del Pd ci sono «grandi sfide che vanno affrontate anche per difendere una generazione, la nostra, che rischiamo di perdere per strada. Penso alle europee, alle regionali e alle tante elezioni amministrative che ci attendono sui territori. Spesso la disunità arriva dai territori, ed è li che dobbiamo esserci».
«Continuiamo a credere nonostante il periodo complicato che stiamo vivendo – spiega nel suo intervento Mimmo Carretta – Non vogliamo più galleggiare, ma reagire. Per farlo dobbiamo riprenderci delle parole che ci sono state rubate: infrastrutture, diritti, lavoro, umanità. Parole oggi utilizzate come orpelli per giustificare bombe ad orologeria. Abbiamo bisogno di rilanciare e non di ricostruire un partito che inizi a dirsi unito. Per un po’ di tempo nn abbiamo fatto più quelli di sinistra negando paure».
«Sabato – ha ricordato Carretta – a Torino ci sarà una grande mobilitazione che parte dalle mille piazze nazionali del Pd e in piazza Castello per dire Si alla Tav. Non cavalchiamo le proteste, ma le attraversiamo con dignità. Il congresso nazionale, sebbene andasse fatto prima, è una grande opportunità anche per tornare a parlare di partito democratico come quel soggetto nuovo in grado di interpretare il riformismo del centrosinistra. Basta interrogarsi dopo 10 anni se tornare a Margherita o Ds…dobbiamo solo rendere più forte quel progetto di anni fa e non distruggerlo».
«Vogliamo tornare a fare quello che abbiamo fatto bene, ripartiamo dagli amministratori, dalla loro forza, ripartiamo dalla Regione Piemonte», ha evidenziato Carretta.
«Sul referendum su Tav noi ci siamo per ribadire Sì ad un’opera strategica e saremo in prima fila, al fianco del presidente Chiamparino, per il ricorso al decreto sicurezza. La sfida madre è quella sull’Europa che caratterizzerà anche il nostro sentirci italiani. Noi l’Europa la vogliamo, certo diversa, ma migliorandola non superandola. Europa e’l’unico modello di governance a cui aggrapparci per non cadere nel baratro», ha concluso il segretario metropolitano.