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sabato, 27 Luglio 2024

Nuovi trend. In futuro più remote working ed e-learning

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La diffusione della transizione digitale è senz’altro precedente alla pandemia. Era un processo già in atto che ha coinvolto ogni settore della società. Quel che però è innegabile è che nel giro di qualche giorno, nei primi mesi del 2020 circa 557 milioni di persone nel mondo si sono ritrovate in casa, obbligate a lavorare da remoto.
In brevissimo tempo, quindi, sono state abbattute tutte quelle barriere, tecnologiche e psicologiche, che sembravano insormontabili.
Attualmente non possiamo ritenerci completamente fuori dall’emergenza Covid-19, tuttavia già nel 2021 si è assistito a una flessione del numero di lavoratori che operano da remoto: in Italia si è passati da 5,37 milioni a marzo, 4,71 milioni a giugno, scesi poi a 4,07 milioni a settembre. Nonostante questa progressiva riduzione, lo studio condotto dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, prevede una crescita dell’8% del numero di smart-worker nel periodo post-emergenziale.
Questo incremento non è inaspettato in quanto sia le aziende che i lavoratori hanno potuto riscontrare i vantaggi che lo smart working ha portato loro.A tal proposito, lo studio citato sopra riporta i seguenti risultati:

  • Dal punto di vista dei lavoratori, è emerso che per il 39% di loro è migliorato il work-life balance, il 38% si sente più efficiente nello svolgimento della propria mansione e il 35% più efficace;
  • Il 59% delle grandi imprese e il 30% delle PA evidenziano un miglioramento di efficienza contro, rispettivamente, il 5% e il 16% che dichiarano un peggioramento.

Ma, il lavoro da casa forzato ha avuto anche alcuni impatti negativi, ad esempio è diminuito il numero di smart-worker pienamente ingaggiati (passano dal 18 al 7% rispetto al periodo precedente la pandemia). Secondo un sondaggio condotto da PwC solo il 13% dei dirigenti intervistati vuole abbandonare l’ufficio una volta per tutte, mentre il 20% desidera tornare in ufficio come prima del Covid.
Gli impatti negativi come il tecnostress o l’overworking hanno colpito in modo maggiore chi ha lavorato da casa durante il lockdown più di altri. In particolare, il tecnostress (impatto negativo a livello comportamentale o psicologico causato dall’uso delle tecnologie) ha interessato il 25% di tutti i lavoratori ma in misura maggiore gli smart worker (28% contro il 22% degli altri dipendenti. Mentre l’overworking (dedicare un’elevata quantità di tempo alle attività lavorative trascurando momenti di riposo) ha coinvolto il 13% dei lavoratori totali ma in misura maggiore gli smart-worker rispetto agli altri lavoratori (17% contro 9%).

La diffusione dell’impresa ibrida

I dati sopra hanno quindi portato a una riflessione sulla possibilità di aggiustare il tiro sia rispetto alla situazione di normalità pre covid, sia rispetto al modello più estremo adottato durante la fase di lockdown. Nasce così l’idea di impresa ibrida che prevede una parte di lavoro svolto in presenza e una parte da remoto.
Ogni azienda si è organizzata in base alle sue caratteristiche e necessità. Nel 2021 nelle grandi imprese e nelle PA il lavoro da remoto è stato applicato con una media rispettivamente di 4,1 e di 3,6 giorni a settimana. Si prevede per il futuro una media di 2,5 giorni a settimana in modalità distance. 
Con questa media di giorni lavorati da casa si stima un risparmio in termini di ore pari a 123 ore e di spesa pari a 1.450 euro l’anno in meno per ogni lavoratore che usa l’automobile per recarsi in ufficio. Non si possono trascurare nemmeno i benefici ambientali: l’applicazione dello Smart Working ai livelli previsti comporterà una riduzione di circa 1,8 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, pari all’anidride carbonica che assorbono 51 milioni di alberi.

La crescita del remote working

Quindi al netto di tutti gli effetti positivi e negativi, si può concludere che il remote working è una realtà destinata a rimanere e a crescere seppur in uno scenario ibrido. 
Il trend di crescita lo si può indovinare osservando le azioni intraprese da alcune delle più grandi organizzazioni del mondo digitale e non. Ad esempio: “Una compagnia assicurativa statunitense ha annunciato di voler ridurre i suoi 20 uffici a quattro” e “Dropbox sta diventando un’azienda virtual-first, con lo smart working come opzione predefinita”. È quanto afferma Meta in un articolo dedicato al futuro dello Smart working, dal titolo “The 2020 State of Remote Work”. Da questo si può anche dedurre che uno dei vantaggi per le aziende è la riduzione dei costi di gestione per il mantenimento di uffici e in generale dei luoghi fisici di incontro.
Un altro vantaggio per le organizzazioni è quello di non avere limiti geografici per l’assunzione di talenti con la possibilità di trovare persone adatte ai ruoli offerti, a prescindere da dove vivono.
Gli aspetti positivi per i dipendenti riguardano il work-life balance e si possono riassumere come flessibilità sia nell’organizzazione giornaliera del lavoro che come scelta del luogo da cui lavorare.

La necessità di formazione e-learning

Il lavoro “da casa” non ha certo fatto venir meno la necessità della formazione. E solo cambiato il format con il quale le aziende mettono a disposizione questi contenuti e il modo (e i tempi) in cui i lavoratori ne usufruiscono.
Si tratta di ambiti in cui il software e importante, ma anche la competenza e la professionalità di chi progetta e realizza i contenuti, come si può leggere in molti dei contributi presenti sul blog Teleskill.
La formazione da remoto, necessità di una piattaforma e-learning e di progettazione didattica, ma permette di usufruire dei corsi proposti dall’azienda, senza che i lavoratori debbano recarsi fisicamente in un luogo fisico preposto alla formazione. Anche questa attività, così rivista, è uno dei vantaggi di cui godono le aziende, infatti, l’organizzazione di un corso in presenza comporta molte voci di costo che nella formazione online semplicemente si abbattono. Ad esempio il costo per lo spazio fisico in cui tenere le lezioni, per il materiale didattico da fornire a tutti gli studenti, la retribuzione per il docente che, in alcuni casi, richiedeva anche (e giustamente) i costi e le tempistiche di trasporto, vitto e alloggio.
Concludiamo rimarcando la necessità di progettazione didattica. Proprio perché si sta realizzando un progetto di formazione online occorre avere molta attenzione alla centralità dell’utente, alla flessibilità e adattabilità del corso, alla validazione dei risultati.

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