Il movimento delle Sardine sta facendo molto parlare di sé come giusto che sia.
Senza dubbio è una cosa nobile scendere in piazza per fare sentire la propria voce, però ora si trovano davanti a un bivio. Cioè dovranno scegliere cosa vorranno fare da grandi, ovviamente gli organizzatori dicono che sono apolitici e le solite cose di rito.
Però la verità è che hanno due strade da percorrere; la prima è quella di formare una nuova forza politica, la secondo è continuare a scendere in piazza fino a quando rimarranno sempre meno perché i grandi gruppi hanno bisogno di avere un obbiettivo. Anche perché bisogna essere onesti, i loro contenuti sono molto deboli e gli organizzatori hanno poche idee e confuse basta leggere o vedere le interviste rilasciate a televisioni e giornali.
Mi colpì molto l’intervista di Mattia Santori pubblicata su “Il Fatto Quotidiano”, che rispondendo alle domande, disse che si informava su Facebook, che era a favore della riforma costituzionale e che vedeva bene Draghi al Quirinale (come Matteo Salvini).
Vi ricordate il Popolo Viola? Anche quello era nato come forza apolitica che scendeva in piazza contro Silvio Berlusconi e il suo governo. Le Sardine scendono in piazza contro l’odio e contro Salvini, inutile girarci attorno: ricordo a tutti che la prima volta hanno manifestato a Bologna con lo slogan “l’Emilia Romagna non abbocca”, ma anche con “Bologna non si Lega”.
Il Popolo Viola durò circa due anni poi si divise quando iniziarono a fare delle scelte organizzative e di obbiettivi. Addirittura a Torino nacque Resistenza Viola che cominciò a portare avanti molte battaglie politiche sul territorio, dall’opposizione al TAV, difesa dei diritti dei lavoratori ecc… poi anche quella esperienza finii quando nel 2011 ci furono le elezioni amministrative perché molti confluirono nel Movimento Cinque Stelle.
Quindi, tornando alle Sardine, ora volano sulle ali dell’entusiasmo perché riempire piazza San Giovanni a Roma fa sempre effetto, però fino a quando si canta “bella ciao”, che è una canzone popolare in tutto mondo, va bene, ma domani cosa faranno quando dovranno decidere come incanalare tutto questo entusiasmo? Se sceglieranno di fondare un partito perderanno pezzi, se invece non lo faranno come dicevo prima si dissolveranno nel tempo.
Ieri si sono riuniti i 150 promotori che hanno organizzato in questo mese gli eventi nelle varie piazze italiane.
Vedremo nelle prossime settimane cosa succederà perché il 2020 potrà essere un nuovo anno di svolta per la politica italiana.
Fabio Versaci
consigliere comunale Cinque Stelle a Torino