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sabato, 27 Luglio 2024

La Green card

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Scritto da Gianluigi de Martino

Viaggiando attraverso le vite delle persone, ci si trova spesso fuori dalla propria. Forse proprio questo esercizio quotidiano può offrire la possibilità di trovare le risposte, e non la risposta, a molte domande. Talvolta ci permette anche solo di riflettere ponendoci in punti di osservazione diversi. Ed è proprio l’opportunità per “l’uomo comune” di osservare il mondo da un altro punto di vista la chiave per affrancarsi dal “luogo comune”.

Tenteremo un viaggio attraverso esperienze quotidiane, spesso sportive, dal sapore della straordinarietà, ma che forse stimoleranno a riflessioni che ricondurranno alla semplicità e alla normalità, proprio quella normalità che spesso non ci sembra tale.

Oggi vi racconto del cartellino verde. Mi sembra un buon inizio per pensare a come la normalità spesso si travesta da straordinarietà e provochi in noi reazioni di stupore ed approvazione.

La Green Card, ovvero il cartellino verde, è un progetto del Settore Giovanile e Scolastico della Federazione Italiana Giuoco Calcio introdotto per le categorie della Scuola Calcio, ovvero per i bambini giovani calciatori dai sei anni fino ai dodici anni. L’introduzione del cartellino verde è una vera rivoluzione seppur nella sua semplicità. Infatti si inserisce nel contesto dei provvedimenti con i classici cartellini rosso e giallo, ma stravolgendo completamente il significato educativo dei cartellini stessi.

Il semaforo comportamentale trova così finalmente l’occasione non solo per sanzionare con avvertimento (cartellino giallo) o allontanamento (cartellino rosso) i comportamenti scorretti, ma finalmente di premiare i comportamenti virtuosi, di fair play o anche gestualità tecniche importanti. Proviamo quindi a orientare lo stimolo a comportarsi bene non per la paura della sanzione, ma per l’ambizione al riconoscimento. Il bambino insomma comincia, fin dalla più tenera età e con l’aiuto del gioco e della sua attività sportiva, a costruire fondamenta del comportamento etico che richiediamo poi all’adulto del futuro.

Qualche settimana fa su uno dei campi di calcio sotto casa nostra, si svolgeva un incontro tra due squadre di bambini di 9 anni. Durante una fase di gioco la palla passa rasente il fallo laterale e il portatore di palla continua la sua corsa fino alla porta avversaria. In quel momento si fermano un po’ tutti, in attesa che qualche adulto si pronunciasse su quel fallo laterale dubbio e questo consente la facile rete.

Forse proprio in quel momento quel bambino si è reso conto di aver fatto una cosa strana agli occhi degli altri piccoli giocatori: aver segnato la rete nonostante il pallone fosse poco prima uscito dal campo. E solo lo sguardo rivolto verso di lui di quei bambini, bambini come lui, disorientati e un po’ contrariati lo hanno fatto riflettere sul suo comportamento. La decisione di negarsi la rete ed ammettere che il pallone fosse uscito poco prima ha una conseguenza immediata e straordinaria: il sorriso di tutti gli avversari, che se pur tali erano comunque compagni di gioco, dei propri compagni e degli adulti meravigliati e colpiti di questa onestà. Un gesto da Green Card, un gesto da “ometto” di quel mondo che vorremmo.

Provando a parafrasare questo primo episodio del nostro angolo, potremmo cominciare con il pensare che è proprio il mondo dei bambini quel mondo dal quale dovremmo attingere per regolamentare il mondo degli adulti, riportando alla normalità la semplicità dei gesti, i valori etici, le motivazioni per cui decidiamo di essere chiamati “società civile”, ma ancora di più “società civica”.

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