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sabato, 27 Luglio 2024

Jeans: come nasce un mito

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Il jeans è un capo iconico, che ha fatto la storia dell’abbigliamento femminile e soprattutto maschile.Capo comodo, resistente, è l’indumento adatto a sdrammatizzare l’outfit più elegante, magari con un blazer a rendere il look più formale.

Con il tempo i modelli di denim in commercio si sono moltiplicati, così come il colore.Oggi i jeans uomo sono proposti in tantissime tonalità, come quelle presentate da Boggi Milano, online, infatti, è possibile consultare una selezione di jeans elasticizzati in diverse varianti di colore.

Nonostante i cambiamenti nelle forme e colori, quando parliamo di jeans facciamo riferimento a un indumento con precise caratteristiche, come i rivetti di rame o metallo, il bottone centrale, le cinque tasche e l’etichetta sul retro.Come tutti gli indumenti divenuti sempreverdi nel guardaroba, anche il jeans ha una storia lunga e controversa.Il tessuto, come lo conosciamo oggi, ha origine nella città di Nimes in Francia nel lontano 1800.In origine il jeans è un panno di twill di cotone.Gli inglesi lo chiamano denim, indicando il tessuto robusto di twill di cotone, con delle coste diagonali.Ma è a Genova che spetta il primato! È, infatti, nella città ligure che è stato realizzato il primo modello, poi spedito in America.Il termine blue jeans rimanderebbe alla tela blu di Genova.

Come accade spesso nella moda, è dall’America, però, che arriva l’idea del denim come capo da tenere nell’armadio.

L’utilizzo dei jeans in America è legato alla corsa all’oro del 1850.Più tardi, Levi Strauss realizza con quel tessuto così robusto pantaloni per i minatori, depositando il brevetto.Decaduto quest’ultimo nel 1890, arrivano sulla scena americana altri brand produttori di jeans.In quegli anni l’uso del jeans è relegato all’ambito dei pantaloni da lavoro.Lo indossano contadini, meccanici, minatori e cow boy.Qualche anno più tardi, il mondo del cinema e in particolare Hollywood lo rendono un oggetto di culto, desiderabile e indossabile nella quotidianità.John Wayne e Gary Cooper o Ginger Rogers e Carole Lombard sono tra i primi attori americani ad indossare il denim con una connotazione diversa.

Solo quando due miti del cinema, Marlon Brando e James Dean, li indossano, il jeans è eletto emblema della trasgressione.Inoltre, tutti vogliono un paio di jeans nell’armadio per assomigliare ai propri beniamini.

La storia del jeans prosegue fino a diventare il capo must have degli hippie negli anni ’60 e ‘70. Negli anni ’60 sono stretti e attillati, durante i fatidici seventy si allargano a zampa di elefante.Capo scelto dalle femministe come simbolo della parità di genere, diventa icona della controcultura, dell’emancipazione femminile e della lotta di classe.

Dagli anni ’70, il jeans è diventato un capo immancabile nell’armadio di ognuno, Boggi lo propone in diverse varianti, così da accontentare tutte le richieste dei clienti.Ma quand’è che il mondo patinato delle passerelle si accorge del jeans?Il primo ad accorgersi delle potenzialità del jeans è Calvin Klein, che lo fa sfilare nel 1976 e fa tappezzare la città di New York con le foto di una giovane Brooke Shields, ovviamente, in jeans.Sono gli anni dei modelli brandizzati di Fiorucci e della campagna Guess con Claudia Schiffer.Tutti gli stilisti più famosi, negli anni a venire, disegnano i propri modelli.

Gli anni ‘80 sono stati quelli dei lavaggi: a pietra, con tinture o acidi; chi, invece non ricorda il trend degli anni ‘90 con jeans strappati, ridotti a brandelli?Da capo relegato al mondo del lavoro a oggi dove non c’è persona al mondo che non ne indossi uno, il denim ne ha fatta di strada!

Sono cambiate le mode, le forme, i colori, ma il jeans non tramonta mai!

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