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sabato, 7 Dicembre 2024

Covid-19. Quegli strani messaggini cinesi verso Usa e Italia

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

La Cina avrebbe messo in atto una campagna di disinformazione negli Usa e poi in Europa a suon di Tweet per diffondere il panico legato al coronavirus. Lo rivela un’inchiesta del “New York Times”.

Un metodo che ha ripreso i metodi a suon di mail e chat che caratterizzarono quel pasticciaccio noto come Russiagate, (teso a contrastare l’ascesa di Hillary Clinton alla Casa Bianca nel corso delle elezioni presidenziali del 2016), che ha dato non pochi grattacapi a Donald Trump.

Ma ora che succede? Secondo un’inchiesta del “New York Times”, la Cina nel marzo 2020 tentò di diffondere panico su un imminente emergenza Covid-19, con una pioggia di tweet e messaggini. L’attacco, studiato da diverse agenzie di intelligence ripeteva: “L’amministrazione del presidente Donald Trump chiuderà l’intero paese e lo annuncerà non appena saranno pronte le truppe necessarie a fronteggiare rivolte e atti di sciacallaggio”. Secondo il giornale americano questi messaggi sono divenuti così virali da costringere il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca a bollarli come “falsi” su Twitter.

Non sono stati svelati i risvolti tecnici che chiamerebbero in causa Pechino (motivi di riservatezza su fonti e metodi di monitoraggio) ma, i responsabili dell’intelligence statunitense, sono convinti che alla diffusione di quei messaggi, pervenuti come sms sui cellulari di tanti cittadini americani, abbiano contribuito i servizi cinesi, con preoccupanti “tecniche di amplificazione” pressoché inedite.

Si attende a breve un rapporto dai diversi soggetti di sicurezza intervenuti, che non ha dubbi sull’origine di questa campagna di disinformazione e in cui viene anticipato che le note allarmistiche non siano frutto di autori cinesi ma vedrebbe l’intervento delle manine dei loro servizi per amplificarne al massimo la diffusione.

Secondo due delle fonti d’intelligence menzionate dal “New York Times questa operazione agiva tramite WhatApp, sms e anche via facebook, con falsi profili pronti a condividere e diffondere.

Certo l’ipotizzata operazione cinese ha trovato terreno facile viste le polemiche che hanno accompagnato le modalità con cui Trump ha gestito le prime fasi della pandemia.

Il tutto in una fase di alta tensione tra Usa e Cina in cui i colpi di scena su origine e  responsabilità della pandemia sono ancora al centro di duri attacchi e polemiche.

Secondo i servizi statunitensi l’operazione disinformazione coinvolgerebbe anche l’Europa, malignando che l’obiettivo sarebbe quello di disunire la compagine europea in crisi per la pandemia e preparando il terreno per la diplomazia degli aiuti cinesi.

Insomma questa guerra dell’informazione è un ulteriore espressione del momento di alta rivalità e tensione tra Cina e Usa. Un fatto che, oltre a riguardare la guerra commerciale, il predominio nell’high tech, tocca il fronte delicatissimo dell’informazione su virus e pandemia, in un momento di  grande incertezza per tutto il pianeta alla ricerca di cause e rimedi sul flagello Covid-19. Un quadro in cui la Cina oggi sembra poter reagire prima degli altri con un potere economico e finanziario inalterato.

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