Beppe Grillo rompe il silenzio e torna a parlare (scrivere). Argomento: sconfitta elettorale dei Cinque Stelle. O meglio. Come difendere Luigi Di Maio. Sul suo blog il garante del Movimento Cinque Stelle veste i panni dell’avvocato difensore e da una sua personale lettura sulla sconfitta pentastellata.
«Dopo due giorni di Radio Maria e musica classica, dico questo: il Movimento ha subito una sconfitta e questo movimento deve reagire a quello che è successo. La diffusione di dichiarazioni che discutono della delusione scaturita dalle urne, come se fosse un calo delle vendite per una multinazionale, è un ferita per me. Luigi non ha commesso un reato, non è esposto in uno scandalo di nessun genere. È già eccessiva questa giostra di revisione della fiducia. Deve continuare la battaglia che stava combattendo prima».
Continua il comico ligure: «Forse può sembrare incredibile che una persona, che ha cercato in tutti i modi possibili di portare a casa risultati nel mondo reale, perda strada rispetto ad un personaggio unicamente virtuale, ma è quello che è successo: svolazzare nei cieli del paese parlando di immigranti che non partono quasi più da un pezzo ha riscosso più simpatie rispetto al lavoro che la nostra parte di “governicoli” ha realizzato».
E poi: «Non bastasse, la corruzione: vogliono anestetizzarci tutti per liberare la loro regina rinchiusa nella torre: Formigoni. Abbiamo fatto la prima legge vera contro i corrotti ed i corruttori, credo che stiamo pagando questo. Si fingono sommelier di questioni economico/finanziarie ma è semplicemente il colpo di coda di quella parte marcia del paese che crede di nascere assolta per diritto ereditario».
«Siamo di fronte ad un fenomeno di rigetto dell’Italia peggiore nei confronti del movimento: si vince e si perde insieme quando la minaccia non viene da dentro, deve restare chi è ancora in gara, nessuna espiazione. Il nostro “sbaglio” è sacro: cercare di restituire dignità al paese al di là del bullismo oppure delle comparse storiche che lo hanno sempre avuto in mano. Gli errori di metodo, certo ci sono, ma nulla hanno a che fare con l’aver agito nel rispetto delle nostre premesse», conclude Beppe Grillo.