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sabato, 27 Luglio 2024

Caso Emanuela Orlandi, nuovi frammenti di verità da ambienti ecclesiastici

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Pubblichiamo dal blog di Fabrizio Peronaci, giornalista del “Corriere della Sera” e scrittore, l’ultimo contributo sul caso di Emanuela Orlandi, alla vigilia del 35esimo anniversario dalla scomparsa (22 giugno 1983). Oltre a due libri sul giallo della giovane cittadina vaticana, Peronaci ha pubblicato di recente “La Tentazione”, libro-verità su ripetuti scandali sessuali nell’ordine dei carmelitani scalzi.
 

Caso Orlandi, nuovi frammenti di verità da ambienti ecclesiastici: Emanuela fu portata all’Aventino e poi trasferita al Nord. Uccisa la stessa sera?

Trentacinque anni dopo, emergono nuovi e importanti frammenti di verità sulla fine di Emanuela Orlandi. Il caso resta dunque apertissimo, nonostante l’autorità giudiziaria nel 2015, su impulso del procuratore Giuseppe Pignatone, abbia disposto l’archiviazione dell’inchiesta.
I nuovi elementi emergono da ambienti ecclesiastici legati all’ordine dei benedettini e riguardano le prime ore della scomparsa della ragazza quindicenne, il 22 giugno 1983. Emanuela, secondo il combinato disposto di alcune testimonianze autorevoli, sarebbe stata vista poco dopo le 19 all’Aventino, a bordo di una Bmw verde. La ragazza avrebbe tentato di scappare mentre era ancora a Roma e subito dopo sarebbe scattato il trasferimento verso nord, direzione Bolzano, passando per Bologna. Un allontanamento purtroppo finito tragicamente.
I testimoni a conoscenza di questa evoluzione dei fatti portano, a supporto della loro attendibilità, tre elementi di conoscenza il cui riscontro è relativamente semplice.
1) La ragazza soffriva di congiuntivite allergica
2) La voce di Emanuela sulla famosa cassetta fatta pervenire dai rapitori fu registrata durante una recita avvenuta nel marzo precedente, organizzata dall’Azione cattolica
3) La lista dei compagni di classe di terza media di Emanuela contiene due nomi di battesimo rivelatori
Le fonti entrate in contatto con questo gruppo di Giornalismo Investigativo aggiungono un’ultima rivelazione di un certo interesse: Marco Accetti, il fotografo allora 27enne reo confesso del sequestro Orlandi, nella fase preliminare dell’azione avrebbe preso ordini da personaggi legati a monsignor Paul Marcinkus, l’allora presidente dello Ior.
Se tale indicazione risultasse fondata, l’autoaccusa dello stesso Accetti, realizzata tramite il memoriale acquisito dalla Procura di Roma nel 2013, tornerebbe in primo piano, ma con un capovolgimento di ruoli: il supertestimone, al contrario che nel “ganglio” filocomunista che in Vaticano faceva capo al cardinal Casaroli, avrebbe militato nella fazione filoatlantica raccolta attorno a Giovanni Paolo II e al capo dello Ior. Si tratta di uno scenario già balenato in passato, in linea con il profilo da doppiogiochista del supertestimone.
 
Dalla pagina del gruppo Facebook “Giornalismo investigativo by Fabrizio Peronaci”

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