Dal ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora parole che pesano:”Oggi non do per certo né la ripresa del campionato né degli allenamenti il 4 maggio. Dobbiamo capire se il mondo del calcio è pronto a riprendere. Valuterò con molta attenzione – spiega – ma questo non deve dare illusione che riprendere allenamento vuol dire riprendere campionato”. E non è il solo a frenare: “Sono un grande appassionato di calcio ma, con più di 400 morti al giorno con sincerità, è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci”, ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza,
Spadafora interviene anche sulla possibilità, in caso di ripresa del campionato, di trasmettere le partite in chiaro: “Valuteremo ogni opportunità – le parole del ministro – Bisogna mettere ordine nelle idee tra Lega Serie A, società, Sky e diritti tv. Quando il mondo del calcio non vuole decidere per motivi economici, dice che è il Governo che deve farlo. Quando, invece, il Governo interviene a gamba tesa, il mondo del calcio rivendica autonomia”, dice.
Alla vigilia dell’assemblea di Lega, otto società, alcune contrarie alla ripresa come Torino e Brescia e altre semplicemente perplesse, hanno sollevato tre quesiti alla Figc: sui contratti dei giocatori e gli accordi di mercato fra società, nel caso in cui la stagione prosegua oltre il 30 giugno; ma soprattutto sugli effetti giuridici su calciatori o club se il campionato si interrompesse nuovamente per un contagio.
Dopo il Consiglio che si è riunito nel pomeriggio, la Lega sta preparando un documento tecnico unitario. Intanto le tensioni sono arrivate fino alla Commissione medico scientifica della Federcalcio, da cui si è dimesso il responsabile sanitario del Torino, Rodolfo Tavana, in quota Serie A. Una scelta per “personali e professionali”, ha spiegato Tavana. Il presidente Paolo Zeppilli gli avrebbe chiesto di ripensarci.
Secondo quanto hanno ricostruito più fonti, Tavana avrebbe condiviso il protocollo di sicurezza inviato dalla Commissione al governo con i colleghi di Serie A, e a quel punto si sarebbe aperto un dibattito acceso. Dubbi sul protocollo li ha espressi anche l’Aic, soprattutto perché non regola ancora partite e trasferimenti. Di fronte alle polemiche per l’alto numero di tamponi che sarebbero necessari, i calciatori hanno chiarito di voler tornare “al più presto in campo con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori”, ma anche “senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari”