L’amarezza dei minorenni trasferiti da Tor Sapienza alle porte di Ostia: «Questi scontri non sono da Italia». E uno difende anche il Papa accusato di buonismo. Tiziano Zuccolo: «Questi ragazzi sono qui perché vogliono costruirsi una vita. Non hanno nessun altro».
Quando un popolo comincia ad avere coscienza della propria dignità è maturo per alti destini. Se si vuole dare seguito a tutto ciò che sta capitando nel nostro paese tutti, nessuno escluso, saremmo in realtà all’opposizione perché i nostri ideali, i nostri sentimenti e le nostre valutazioni della realtà sarebbero ben lontani dai modi violenti e intolleranti con cui spesso ci comportiamo. Siamo in tanti a credere nella libertà umana, fine e mezzo necessario della civile convivenza. E nel dilemma tra il passato e il presente dobbiamo essere molto più proiettati verso l’avvenire e il futuro. D’altronde, è pur vero che né il passato e né il presente possono calmare le anime di questa tempestosa e tormentata nostra generazione, la quale aspetta e confida nell’avvenire la formula risolutiva dei suoi problemi, nella speranza anche di un definitivo e credibile assetto politico. Dopo la lunga stagione politica volta a scontrarsi su tutto, non vorrei che si arrivasse adesso al punto di una sorta di impotenza governativa. Vorrei che tutti gli uomini si sentissero liberi rispetto al passato e fermamente risoluti a rivendicare i propri diritti su una pagina ancora bianca, quella che qualcuno spero presto riuscirà a scrivere a nome di tutti lasciando il segno di una vera democrazia. La vita di un popolo presenta continuamente problemi nuovi, i quali richiedono, talvolta, revisioni radicali. Credo che questo momento sia arrivato. Una Costituzione non osservata e rispettata si può dire che non esista e nel vuoto che essa lascia possono accamparsi le più radicali e le più pericolose degenerazioni, come quelle che ci troviamo di fronte tutti i giorni sui media e sulla stampa nazionale. Le cronache quotidiane ce lo raccontano minuziosamente. Esse ci rivelano ogni giorno diffidenze dolorose e sofferte da parte di tutte le classi sociali. Mi addolora scrutare nelle tante interviste o dirette televisive gli sguardi sgomenti, addolorati, stanchi e senz’anima di molte persone, di troppe persone. Gente precaria oppure in difficoltà perché provenienti da altri paesi in guerra, senza un tetto e senza alcun riconoscimento. Di fronte a questa desolazione noi dobbiamo pretendere e costruire quotidianamente una nuova e democratica “eguaglianza civile” supportata anche da una rinnovata libertà spirituale. La pretesa di poter condurre una vita dignitosa è un dovere che le stesse istituzioni devono garantire e non una semplice elargizione da concedere saltuariamente.
In questi giorni sta dilagando la polemica per i noti fatti di Tor Sapienza a Roma. Uno scontro che ha messo in ginocchio e in crisi le istituzioni, a cominciare dal Comune di Roma. Se la legalità, la difesa delle persone e il rispetto reciproco vanno difesi sempre e in ogni momento, è pur vero che la violenza adesso deve cessare. Basta con la violenza. Credo sia arrivata la stagione di superare la teoria dell’esclusivismo. Non si tratta di nascondere la realtà o di fingere di non guardare ciò che realmente sono diventate le periferie delle grandi città. È certamente il momento di assumere decisioni per il governo di queste aree periferiche ma il tutto deve avvenire attraverso il dialogo e il rispetto reciproco. Si tratta di lasciare sempre aperta la porta del cuore, prima di ogni altra cosa.