Qual’è la situazione attuale in tema di vaccinazione antitetanica sul lavoro? In generale quale è il quadro normativo ed operativo legato allo strumento della vaccinazione nell’ambito della sicurezza sul lavoro? Ci pare opportuno fare il punto della situazione in particolare in questo momento. Infatti, da diverse settimane orami si discute in modo vivace circa l’obbligo o meno di somministrazione del vaccino da coronavirus per i lavoratori.
Prendiamo spunto da un articolo presente nel blog della società Sicurya relativo alla vaccinazione antitetanica ed approfondiamo il discorso facendo due chiacchiere con i loro tecnici.
Cosa si intende esattamente per rischio biologico?
Come definito dalle linee guida della SIMLII il rischio biologico ha una chiara definizione. Con esso si intende quella condizione in cui, in un certo ambito di vita o di lavoro, la presenza di un microrganismo pericoloso. Nonché la sussistenza di una esposizione ad esso. Possono comportare l’insorgenza di un danno per la salute.
In altri termini si tratta della probabilità di danno che deriva dalla esposizione ad un agente biologico. Il quale, venuto a contatto con l’organismo umano, può penetrare nel suo corpo, moltiplicarsi e causare una malattia.
Potreste darci qualche informazione in più in merito alla vaccinazione antitetanica?
Il tetano è una malattia caratterizzata da spasmi e contrazioni muscolari diffuse e dolorose. Questi possono essere anche causa di problemi della capacità respiratoria. Dunque può mettere in pericolo la vita stessa.
E’ causata da un batterio che può infettare l’uomo in caso di ferite profonde. Nel punto di ingresso il batterio si moltiplica e genera una tossina tetanica. Questa sostanza è tossica per il sistema nervoso e provoca la paralisi spastica della muscolatura.
Non è una malattia contagiosa in grado di trasmettersi da persona a persona. Per prevenirla è disponibile un efficace vaccino contro il tetano. Proprio per questo nel nostro blog abbiamo parlato della vaccinazione antitetanica.
A riguardo aggiungiamo che è bene tenere sotto controllo il proprio stato vaccinale. Infatti ogni 10 anni occorre sottoporsi ad una dose di richiamo.
Riteniamo opportuno tenere alta l’attenzione riguardo questa tematica. Infatti, nonostante vi siano validi strumenti per prevenirne gli effetti. In base a dati statistici ogni anno in Italia si verificano troppi casi.
Siamo infatti il primo paese in Europa per i casi di tetano. Non a caso la prevenzione della malattia si basa sulla vaccinazione, prevista in Italia per tutti i nuovi nati.
Qual’è l’incidenza del rischio biologico sul lavoro?
Partendo dall’antitetanica ed stendendo il ragionamento. Se parliamo di ambienti di lavoro non sanitari il rischio biologico è determinato dalla possibilità di contatto con agenti patogeni veicolati da esseri umani. Ovvero animali e/o loro deiezioni.
Questi possono essere presenti nel terreno o nei materiali oggetto di lavorazione. Ogni anno almeno 320.000 lavoratori in tutto il mondo perdono la vita a causa di malattie infettive provocate da agenti virali, batterici o parassitari. Oppure dovute al contatto con insetti o animali. Inoltre è stato stimato che circa il 15% dei nuovi casi di tumore sono imputabili ad agenti biologici.
Quali sono le categorie più esposte?
Anche in relazione alla vaccinazione antitetanica le categorie lavorative potenzialmente esposte sono numerose. Differiscono in relazione al tipo di agenti biologici e alle modalità di trasmissione presenti nel ciclo lavorativo. L’eterogeneità delle attività rende perentoria l’adozione di misure di prevenzione, messe a punto in base alla tipologia di rischio. Nonché strettamente derivanti dalla valutazione del rischio.
Qual’è il quadro della strategia preventiva vaccinale attuale?
La normativa italiana in tema di vaccinazioni opera in un regime misto. Questo prevede la coesistenza di vaccinazioni obbligatorie. Cioè imposte dalla legge.
Vi sono poi vaccinazioni facoltative. Dunque a richiesta dell’interessato o raccomandate dal medico.
Le vaccinazioni obbligatorie possono a loro volta essere distinte in generali. Cioè obbligatorie per tutta la popolazione.
Oppure speciali. Cioè obbligatorie per determinate categorie di soggetti in rapporto alla loro attività lavorativa. E’ questo il caso della vaccinazione antitetanica.
La base normativa delle vaccinazioni in ambito lavorativo è il D.Lgs 81/08 ed in particolare l’art. 279. La vaccinazione in ambiente di lavoro chiaramente presuppone la preventiva valutazione dello stato di immunizzazione dei lavoratori.
Questo si attua con il controllo dei certificati di vaccinazione e dei richiami. Nonché con la verifica dell’eventuale mantenimento dell’immunità e con la raccolta dei dati.
Sicuramente dunque può essere utile fare riferimento al calendario vaccinale per avere tutto sotto controllo. Infatti ogni vaccinazione è una storia a sé. Ad esempio, la vaccinazione antitetanica negli adulti non vaccinati prevede la somministrazione di tre dosi.
Di queste, la prima dose somministrata almeno quattro settimane prima della seconda. La terza invece dopo sei – dodici mesi dalla seconda.
Vaccinazione antitetanica e non solo. Come procedere?
La strategia vaccinale deve essere proposta dal medico competente e discussa nella riunione periodica annuale. Una volta condivisa, la decisione va integrata nel documento di valutazione dei rischi.
In tale documento va riportata anche ogni valutazione e decisione in merito alle procedure da adottare per i lavoratori non sottoposti a sorveglianza sanitaria. Da notare che anche la nozione di categoria professionale esposta, usata per molto tempo nella valutazione del rischio infettivo. Oggi è progressivamente sostituita da quella più precisa di posto di lavoro a rischio.
Tale nozione si basa su una stima accurata dell’esposizione specifica, in termini di natura e frequenza dei contatti potenziali. Ancora, sulla gravita delle patologie da evitare attraverso la vaccinazione. Nonché sull’efficacia della vaccinazione proposta.
Questa chiaramente deve essere periodicamente rivalutata per tener conto delle eventuali modifiche delle attività lavorative e dei profili professionali.
Ci sono effetti collaterali? Ad esempio la vaccinazione antitetanica non ha controindicazioni?
Certamente si. La vaccinazione antitetanica d esempio può provocare una reazione locale nel luogo dell’iniezione. Si potrebbe manifestare infatti arrossamento, gonfiore o dolore. Oppure ci potrebbe essere una reazione generalizzata quale la febbre.
Proprio per questo nella fase di informazione dei lavoratori deve essere messo in evidenza il rapporto rischio – beneficio dell’atto vaccinale. Devono essere illustrati gli effetti avversi e le differenze tra le vaccinazioni previste per legge e quelle necessarie in relazione allo specifico rischio lavorativo.
Il medico competente deve procedere alla raccolta di un consenso informato, esplicito, personale e specifico. Ancora, consapevole e documentato oppure del rifiuto alla vaccinazione.