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sabato, 27 Luglio 2024

Yara Gambirasio, si complica il giallo: “Dal dna nessuna certezza”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Nessuna certezza, nemmeno dal dna. Quelle eliche che segnano il patrimonio genetico di ogni persona potrebbero non aiutare a risolvere il giallo della morte di Yara Gambirasio.
E’ questa la paradossale conclusione a cui sono arrivati i carabinieri dei Ris di Parma in riferimento al codice genetico di Ignoto 1 trovato sui poveri resti della tredicenne.
Tutto era affidato a quelle tracce, unico appiglio che avevano gli inquirenti per arrivare alla verità. E dopo tre anni e innumerevoli dna confrontati la loro strategia sembrava aver vinto su ogni critica e scetticismo. Il 16 giugno scorso Massimo Giuseppe Bossetti veniva arrestato per omicidio volontario.
Proprio quella perfetta coincidenza tra i due codici genetici è la tesi su cui si fondano le accuse nei confronti del muratore di Mapello da parte del pm Letizia Ruggeri.
«Non è possibile una diagnosi certa sulle tracce di Dna di Ignoto 1 trovate sui vestiti di Yara» è invece la risposta della relazione dei Ris su cui poggiava l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati di Bossetti e rigettata dal gip Enza Maccora.
Tra le motivazioni del Reparto investigazioni scientifiche il fatto che il corpo di Yara fosse stato per troppo tempo esposto alle intemperie causando così «un dilavamento delle tracce biologiche in origine certamente presenti sui suoi indumenti riducendone enormemente la quantità, compromettendone la conservazione e modificandone morfologia e cromaticità, tutto a svantaggio di una corretta interpretazione delle evidenze residuate». Con il risultato che il reperto di dna è «quantomeno discutibile».
Conclusioni che, come detto, non hanno fatto colpo sul gip che ha deciso che Bossetti resti in carcere. Ma che potrebbero preoccupare non poco gli inquirenti che da mesi faticano a trovare altre prove della colpevolezza del presunto killer della tredicenne di Brembate.

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