3.9 C
Torino
martedì, 3 Dicembre 2024

Is, primi raid Usa in Siria

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

«Posso confermare che forze americane e alleate stanno compiendo azioni militari contro terroristi dell’Is in Siria attraverso l’utilizzo di caccia, bombardieri e missili Tomahawk». A parlare è il portavoce del pentagono, l’ammiraglio John Kirby, a poche ore dall’inizio dei bombardamenti guidati dagli Stati Uniti contro bersagli jihadisti. Le autorità americane hanno poi precisato che ai raid hanno partecipato anche cinque paesi arabi: Arabia Saudita, Emirati, Giordania, Bahrain e Qatar.
I bombardamenti americani, stando a fonti interne al pentagono, sarebbero diretti a colpire capacità di comando, rifornimento e addestramento dell’autoproclamato Stato Islamico, e si sono concentrati per ora nel nord del Paese.
Sedi e check point del’Is della città di Raqqa, definita dai militanti stessi come loro capitale; obiettivi del Fronte al-Nusra nelle province di Idlib ed Aleppo, nella Siria nordoccidentale; il quartier generale dell’Is ad Abu Kamal, nell’est; e infine alcuni campi di addestramento jihadista nella provincia orientale di Dayr az-Zor.
Stando alla testimonianza dell’Osservatorio Siriano, una ong vicina all’opposizione con sede a Londra, ad ora sarebbero oltre una ventina i morti nel fronte dell’Is dall’inizio dei raid aerei anche se sembra che non ci siano state ancora vittime tra i civili.R
L’America sembra raccogliere già l’approvazione internazionale della Coalizione nazionale Siriana (Cns) costituita dalle forze di opposizione non jihadiste al regime di Damasco, che ha dato il suo benestare all’inizio dei raid. Ma, sull’altro fronte, non hanno tardato ad arrivar le prime minacce; come quella dei jihadisti sunniti siriani che hanno già promesso ritorsioni contro gli wahabiti dell’Arabia Saudita, accusati di aver sostenuto l’attacco.
Dall’Algeria, inoltre, è giunto questa mattina un video in cui il gruppo jihadista Jund al-Kilafa (i soldati del Califfato) ha rivendicato il rapimento di un cittadino francese, la guida montana Hervè Pierre Gourdel, minacciando di ucciderlo entro 24 ore e Hollande non avesse fermato i raid portati avanti dal suo Paese contro lo Stato Islamico.
Nonostante le richieste fatte dall’ostaggio, originario di Nizza, al governo del suo Paese, la risposta del ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, ai jihadistinon lascia spazio a dubbi: «È escluso che la Francia ceda alle minacce di un gruppo terroristico». Tuttavia il presidente Hollande ha assicurato che il governo e la sua intelligence tenteranno il tutto per tutto per riuscire a liberarlo.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano