Alessandra Moretti, specialista in cambi di casacca e comparsate televisive, ha colpito ancora: la politica è cambiata, largo alle “ladylike”, che sono belle brave intelligenti e eleganti, e curano la loro femminilità anche quando sono alle prese con le faccende della politica. Perché lei non è mica come Rosy Bindi. Si prende cura del suo aspetto. E anzi va tutte le settimane dall’estetista.
La tentazione di mandare la signora Moretti da tutt’altra parte è forte. Poi però prevale la voglia di capire. Capire come una così possa rappresentare il Pd in Europa e addirittura si appresti a sfidare il leghista Zaia per la presidenza della regione Veneto, che a differenza del parlamento europeo è un posto dove a volte si prende qualche decisione importante.
Sarebbe fin troppo facile rispondere che il Pd di Renzi non è più di sinistra, e dunque non c’e’ nulla di male se sceglie di presentarsi agli elettori con le stesse tecniche di marketing che hanno fatto la fortuna di Berlusconi. Ma, a parte il fatto che Mara Carfagna resta inarrivabile, il problema è che il PD è ancora il punto di riferimento di larga parte di coloro che in passato hanno votato prima il Pci, poi il Pds, poi i Ds. Elettori che vorrebbero dall’attuale governo non tweet di 140 caratteri, ma risposte di sinistra ai problemi del Paese, e non considerano prioritario l’appuntamento settimanale con l’estetista.
Finora Renzi ha potuto permettersi di ignorare le richieste di questi elettori perché ha conquistato consensi a destra, lasciando ai delusi soltanto la insoddisfacente prospettiva del non voto. Ma nelle ultime settimane le esigenze di bilancio, la stagnazione economica e i disastri ambientali lo hanno costretto a limitare la politica degli annunci mirabolanti, e a misurarsi, peraltro con risultati degni di un dilettante allo sbaraglio, con la dura realtà delle cose. Al nord come al sud crescono le tensioni sociali e la protesta non sembra più limitata alle piazze, rumorose ma non indicative delle opinioni della maggioranza. I sondaggi mostrano le prime crepe di un sistema di governo che si regge sulla prontezza di battuta del capo, e poco altro. Avvisaglie, per il momento. Ma i nodi potrebbero venire al pettine prima del previsto. Come insegna la parabola berlusconiana, in politica si può barare, ma non per sempre. E prima o poi qualcuno riempirà il vuoto pneumatico delle troppe “ladylike” che il bacio del principe Matteo ha trasformato in statiste.