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sabato, 27 Luglio 2024

Vicenda Cascina Roland, Esposito denuncia: “Costretti a pagare il pizzo ai No Tav”. I gestori: “E' una bufala”

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Corre ai ripari Stefano Esposito, come farebbe il cattivo cow-boy che chiude il recinto quando le vacche sono già fuggite. Il presunto gesto di Francesco Garzelli e Michele Di Dedda, presidente e vice-presidente della cooperativa che gestisce Cascina Roland di Villar Focchiardo, dove lunedì Sergio Chiamparino e Antonio Ferrentino sono intervenuti al convegno “Oltre la crisi di futuro della Valle di Susa”, che avrebbero devoluto parte dal ricavato del buffet di quella sera, viene trasformato in pizzo. Usiamo il condizionale, perché, dopo aver rilasciato ad un giornale locale una dichiarazione in cui raccontavano la vicenda, ora fanno marcia indietro, parlando di “bufala”. Ma torniamo alle dichiarazioni di Esposito.
«Per non essere contestati, in Valle di Susa, bisogna pagare il pizzo ai No Tav», tuona il senatore Pd alludendo al fatto che gli attivisti non avrebbero manifestato contro i due piddini perché prezzolati.
«Il gestore di Cascina Roland, a Villar Focchiardo ha dovuto versare la metà dell’incasso dell’iniziativa ai No Tav. Ormai la Torino-Lione non c’entra nulla, siamo alla mafia», continua.
«L’agibilità politica deve essere garantita a tutti, senza la necessità di pagare il pizzo a nessuno», gli fa eco Antonio Ferrentino, consigliere provinciale candidato al Consiglio regionale nel listino di Sergio Chiamparino. Cascina Roland spiega Ferrentino, «per ringraziare il movimento per la civiltà e la democrazia dimostrata lunedì, in occasione del convegno con Chiamparino, hanno deciso di devolvere parte del ricavato della giornata al movimento No Tav».
«La Val di Susa è un pezzo di un Paese democratico nel quale ancora oggi molti imprenditori si rifiutano e combattono questo sistema – conclude Ferrentino – pagando a volte con la vita il loro coraggio».

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