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sabato, 27 Luglio 2024

Una giornata allo Zoom tra meraviglia e perplessità (Prima parte)

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Mentre torniamo in auto sulla statale che da Pinerolo porta a Torino siamo pervasi da sentimenti contrastanti.
La visita allo Zoom, l’ormai conosciutissimo bioparco di Cumiana, ci ha lasciato forti emozioni, ma anche dubbi che ora sfociano in una discussione interminabile.
Il rapporto con la natura e gli animali in effetti va ben oltre un’inchiesta giornalistica, e così con l’imbrunire lasciamo che le chiacchere sui massimi sistemi che intasano il veicolo escano dai finestrini abbassati.
Ma andiamo per ordine.
La giornata inizia di mattina presto, finalmente qualche ora di sole in questo agosto dal tempo incerto.
All’ingresso ci sono tanti genitori con i figli insieme a coppie di tutte le età.
Molte persone, ma per nostra fortuna non abbastanza da creare una bolgia o code interminabili.
Il biglietto di ingresso è di 20 euro, più 4 se si vuole accedere alla spiaggia adiacente alla vasca dei pinguini, attrattiva estiva per chi passa le ferie in città.
Ci accompagnano nella visita la biologa Irene Carnovale, che è approdata allo Zoom nel 2009 quando preparava una tesi sui pinguini africani e Daniel Sanchez, il responsabile del dipartimento zoologico con una lunga esperienza alle spalle in programmi di ricerca e conservazione della fauna nelle foreste del Sud America.
Disponibili e gentili, caratteristisca che ritroveremo in tutto il personale del parco.
Appena entrati, tra quelli di noi che hanno più di 40 anni viene inevitabile il paragone con il vecchio zoo di Torino che aveva la sua sede a pochi metri dal lungo Po.
Lì negli anni 70 gli animali vivevano segregati e chiunque ci sia stato ricorda una pantera nera che girava in modo schizofrenico da destra a sinistra in una gabbia di tre metri per due alla ricerca di un’improbabile uscita.
Allo Zoom invece ci ritroviamo in un’area di 160.000 mq senza gabbie e recinzioni in metallo di cui il 70 per cento dello spazio è riservato agli animali.
Pensiamo che malgrado le nostre perplessità sugli zoo sia un dato da cui partire.
In ogni caso siamo evidentemente in una dimensione commerciale, 30 milioni di euro di investimento iniziale chiamano logiche di profitto.
Chiediamo a Manuel se non pensa che tutto questo denaro non infici alla fine l’etica di base promossa dal parco «nel nostro caso no – ribatte sicuro – abbiamo un’area tecnica che garantisce gli spazi, un veterinario permanente e molta professionalità in tutti i settori. Inoltre grazie a questi soldi abbiamo ricostruito degli ambienti rispettosi della bio-diversità».
E in questi ambienti iniziamo a incamminarci.
«Per noi attenzione agli animali significa attenzione all’insieme – prosegue – abbiamo portato piante, rocce, acqua naturale e creato un percorso che ha solo barriere naturali nel quale gli animali girano liberi e le persone possono arrivargli molto vicino come nel caso delle giraffe. Inoltre il paesaggio per me rappresenta anche un aspetto educativo e di apprendimento per i visitatori».

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