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sabato, 27 Luglio 2024

Su Iren è rottura definitiva tra Appendino e parte della maggioranza. Chi va a casa?

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Sale l’attesa, ma soprattutto la preoccupazione, per la riunione di maggioranza di domani sera in cui Chiara Appendino avrà un faccia a faccia con i consiglieri del Movimento Cinque Stelle. Al centro della discussione la vendita di azioni delle partecipate, come previsto dal piano di rientro che la Corte dei conti ha stabilito necessario per far quadrare i bilanci del Comune di Torino. Una strada a senso unico che nessuno dei pentastellati, tanto meno la sindaca, avrebbe mai voluto percorrere.

Ma non si può tornare indietro. Anche perché l’alternativa è la fine in anticipo per Appendino del suo mandato.  Una fine che però potrebbe essere più vicina di quanto previsto.

Tra la sindaca e una parte della sua maggioranza la rottura, già esistente, dopo lo sgombero dell’Asilo occupato è diventata ancora più evidente e domani potrebbe consumarsi definitivamente. Infatti, per evitare il tracollo e riuscire a chiudere il bilancio partecipato al 31 marzo bisogna cedere qualcosa. E tutti sanno che quel qualcosa è il pacchetto Iren.

Ad opporsi il “solito” gruppetto che più di una volta in questi due anni e mezzo ha messo i bastoni tra le ruote alla sindaca: Damiano Carretto e Daniela Albano hanno già annunciato la loro contrarietà alla dismissione di azioni Iren, e a seguirli potrebbero essere gli amici di sempre, la neo vicepresidente del Consiglio comunale Viviana Ferrero, Marina Pollicino e Maura Paoli, fresca di vacanze berlinesi.

I cosiddetti dissidenti che spesso e volentieri non hanno voluto sentire le ragioni della sindaca: muoiano Sansone e tutti i filistei, dunque. Che crolli tutto in nome di una purezza grillina.

Carretto e Albano hanno già invitato la prima cittadina a far pressioni sul governo affinchè intervenisse Roma economicamente per salvare Torino. Una vera e propria provocazione, visto l’astio che i due nutrono per l’alleanza di governo tra Cinque Stelle e Lega.

A questo punto diventa importante la delibera dell’assessore al Bilancio Sergio Rolando, che propone una ricognizione delle diverse partecipate in capo al Comune per capire cosa abbia in mano la Città e cosa sia più opportuno vendere, sempre a malincuore.

Infatti, sebbene la cessione di azioni Iren, la più probabile, permetta di portarsi a casa un bel tesoretto e salverebbe la baracca, questo scelta comporta anche il rischio di perdere ampie quote di dividendo. Ben diverso se invece si cedessero le quote di Trm, la partecipata del termovalorizzatore del Gerbido, per la quale il Comune dietiene posizioni di minoranza, come già avviene per Sagat. Ma valgono un po’ meno e non è detto che basti.

C’è poco da fare. Dopo la ricognizione si deve vendere. E qui la rottura tra Appendino e parte della sua maggioranza potrebbe portare a scelte clamorose.

Infatti Carretto & Co., come già dimostrato in passato non hanno nessuna intenzione di mollare la presa. Invece di dare loro le dimissioni l’opposizione alla cessione Iren costringerebbe la sindaca a minacciare di andarsene. E non è la prima volta che Appendino porta su di un piatto d’argento la sua stessa testa.

Lo fece quella famosa sera in cui in un’accesissima riunione di maggioranza si discutevano i Giochi olimpici, tanto osteggiati proprio dal gruppo dei cinque. Vennero in suo soccorso Luca Pasquaretta e il marito della sindaca, Marco Lavatelli.

Ad avvalorare la tesi che vedrebbe una Appendino vicino all’addio c’è il fatto che mai come in questo periodo la prima cittadina di Torino è sotto pressione, stanca di essere vittima del fuoco amico, vicina ad un nuovo rinvio a giudizio per la vicenda Ream, e il caso Pasquaretta che prossimamente potrebbe portare a nuovi sviluppi.

Insomma voci sempre più insistenti che corrono tra gli uffici di Palazzo di Città dicono che siamo ai titoli di coda.

Ma si tratta di voci messe in giro ad hoc, una sorta di minaccia utile per far retrocedere su certe posizioni i dissidenti della sua maggioranza oppure stavolta c’è del vero? Ai cronisti oggi Chiara Appendino ha detto di essere tranquilla, anche se si riferiva al fatto che è sotto scorta, dopo le minacce degli anarchici. Ha aggiunto di essere molto serena e che porterà avanti il suo lavoro con la dedizione che ha avuto fino ad oggi anche domani.

C’è però chi è pronto a scommettere che quel domani non ci sarà.

 

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