di Moreno D’Angelo
Finisce con uno scambio di dure accuse la querelle tra Flavio Tosi e Matteo Salvini che ha portato all’espulsione del sindaco di Verona dalla Lega Nord. Per Tosi il leader della Lega guida il movimento come un «dittatur» e le decisioni che hanno portato al commissariamento della sua Liga Veneta sono state volute in prima persona da Salvini.
«La Fondazione – ha precisato il sindaco scaligero – non ha mai presentato liste per le elezioni amministrative. Non è un partito politico e il problema non è la candidatura di Luca Zaia». Il cuore del problema è l’atto del commissariamento della sua Liga. Salvini ha replicato alle accuse con ostentata sicurezza e determinazione, attribuendo a Tosi accordi politici sottobanco e aggiungendo: «Zaia vince anche se si candida Gesù bambino». Salvini si muove ormai come leader nazionale della futura destra e non sembra voler dare molto peso al “dettaglio” della polemica veronese. Tosi ha espresso la sua forte delusione, anche sul piano umano, per questa vicenda, vista la storia che i due protagonisti hanno avuto insieme nel movimento leghista.
Il sindaco di Verona, assalito dalle domande sul suo futuro politico, si è preso tempo per comunicare eventuali mosse ed alleanze per la corsa alla presidenza della Regione Veneto. Discorso che vale anche per il suo futuro politico in un panorama che vede il centrodestra in totale fibrillazione sulla scia del declino di Forza Italia. Sulle voci di contatti con il movimento di Corrado Passera ha replicato: «Passera ha detto che alle regionali non ci sarà». Intanto pare evidente che la sua futura collocazione guarderà molto ad alleanze con formazioni di centro, molto distanti dalla Lega nazionalista e destrosa di Matteo Salvini su cui ha espresso un giudizio secco: «Ora vincerà la sinistra».