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sabato, 27 Luglio 2024

Rivoli e Fondazione Torino Musei insieme per il primo museo metropolitano

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Una vera e propria fusione, una “superfondazione” oppure più semplicemente un accordo negoziale: sono queste le proposte relative al piano di accorpamento dei poli museali torinesi.
Il progetto, affidato a una società di consulenze, interessa il Castello di Rivoli, la Fondazione Torino Musei e Torino Città Capitale Europea. Il primo ospita il museo d’arte contemporanea, che nelle intenzioni del Comune dovrebbe essere integrato con la Galleria d’Arte Moderna di via Magenta, e attualmente dispone di una struttura che conta 28 dipendenti e ogni anno costa un milione e 205 mila euro. Già lo scorso 17 ottobre, il consiglio d’amministrazione dell’associazione che gestisce il castello juvarriano aveva sottoscritto un protocollo con il quale veniva pubblicato un bando per individuare un direttore unico delle due strutture in vista della loro fusione, allora solo in fase di valutazione. Oggi il progetto appare più concreto, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate nelle scorse settimane dall’assessore alla cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi, secondo cui i tagli alla cultura e una razionalizzazione delle strutture amministrative sarebbero misure ormai inevitabili. Il contenitore che dovrebbe inglobare gli altri soggetti è la Fondazione Torino Musei, che a dispetto delle previsioni ha chiuso il bilancio 2014 in attivo e con un aumento del 42% delle visite rispetto all’anno precedente. Ma l’ipotesi più accreditata è la creazione di una superstruttura a geometrie variabili e con diversi livelli di integrazione, organizzata in “unità locali”: se per Rivoli si prevede l’ingresso tout court all’interno di FTM con una conseguente forte limitazione dell’ autonomia organizzativa e finanziaria (i budget da destinare ogni anno saranno rimessi alla disponibilità della superfondazione), la soluzione cambia per ATCCE. Infatti per quest’ultima si ipotizza un «livello di integrazione basso» con la «stipula di un contratto tra i due soggetti che può prevedere lo scambio di alcuni servizi». Secondo la relazione, la razionalizzazione porterebbe alla redazione di un bilancio unico attraverso la «gestione integrata dei flussi economici e finanziari», oltre a una «maggiore riconoscibilità istituzionale» dei soggetti in campo.
Dal canto suo è il vicepresidente del consiglio regionale del Pd ed ex sindaco di Rivoli Nino Boeti ad invocare l’entrata del Comune di Rivoli all’interno del cda della nuova fondazione: parla di «rientrare nella stanza dei bottoni» e ricorda che il Castello è proprietà del Comune, che quindi dovrebbe avere voce in capitolo nella riorganizzazione. A proposito di una possibile concorrenza tra la GAM e il museo d’arte contemporanea di Rivoli, invece, la speranza è che «le due realtà si integrino puntando alla massima sinergia», spiega Boeti.

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