di Moreno D’Angelo
Quarantotto cittadini sudanesi espulsi recentemente dall’Italia e imbarcati dall’aeroporto Torino Caselle potrebbero già essere finiti nelle mani dei loro carnefici. L’accordo, siglato il 4 agosto scorso tra la polizia italiana e quella di Khartum, capitale del Sudan, ha consentito quest’operazione che, Gianni Ruffini, direttore generale di Amnesty Italia ha così commentato: «Questo accordo significa rimandare i profughi nelle mani dei loro carnefici».
Infatti il Paese africano è sotto la dittatura da trent’anni e la Corte Penale Internazionale ha spiccato mandato di cattura nei confronti del suo presidente Omar Hassan Bashir accusato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio durante il conflitto ai confini con il Ciad. Sulla base dell’accordo ai migranti sudanesi è stato anche negato il diritto di presentare domanda di asilo.
Nel gruppo partito da Torino c’erano una quindicina di darfuriani che avrebbero ottenuto la protezione internazionale se ci fosse stato il tempo di esaminare il loro caso» aggiunge Ruffini che conclude: «E’ contro il diritto e il buon senso fare un accordo con un paese dominato da una dittatura che ha fatto la guerra contro i propri cittadini del Sud del Sudan e che è stato accusato per le stragi in Darfur». Alla denuncia del direttore di Amnisty Italia si aggiunge quella di “Tavolo Asilo” che riunisce le 17 organizzazioni più importanti impegnate nella tutela dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo: «Il governo italiano – dicono dal Tavolo – fa accordi segreti con i dittatori africani e rimpatria illegalmente».