Ennesimo grido di dolore da parte di una categoria al tempo del Coronavirus, questa volta arriva dal proprietario di un bar in piazza Rivoli angolo via Garizio, a Torino.
“Scrivete pure nome e cognome”, esordisce così Marcello Aloi titolare del bar ormai chiuso dal 9 Marzo; due mesi di inattività sono tantissimi anche per la sua storica attività della “commerciale” situata sulla nota piazza torinese: “Oggi è il primo Maggio – sottolinea Aloi – e per il nostro lavoro nulla è chiaro anzi, regna la confusione più totale. Sono contento per le librerie ci mancherebbe, ma perché il cliente che rimane al suo interno trenta minuti a scegliere il libro può farlo secondo la norma, mentre non si può consumare, per il tempo due minuti, un caffè al banco?”
E ancora Aloi: “Il problema è economico, riaprire probabilmente il 9 Maggio ma solo da asporto e forse a Giugno nella maniera canonica è già devastante per noi; non vogliamo soldi dallo Stato, abbiamo perso le speranze purtroppo, ma almeno eliminare l’Iva sulle utenze, i frighi sono comunque sempre in funzione nonostante la chiusura. Penso a chi ha preso il dehors, e sarebbe opportuno e giusto bloccare la tariffa in questi mesi di ferma”.
Poi il problema tasse: “è inutile ripartire e pagare tasse senza aver incassato e aver solo speso per mantenere l’attività aperta, c’è bisogno che il governo sposti più in là possibile il pagamento delle imposte, e ci sia anche una rateizzazione”.
Aloi è titolare del bar da oltre 20 anni e ci confida di non aver mai visto un momento così cupo; “è il primo Maggio più negativo di sempre” la testimonianza amara di chi vede un buoio periodo affacciarsi nella cosiddetta fase 2.