di Moreno D’Angelo
Dall’inizio del 2017 fino a oggi ben 5841 alunni delle scuole pubbliche elementari e medie torinese hanno abbandonato i servizi mensa previsti. La questione riprende l’accesa polemica sul “panino in classe”, ovvero la possibilità per gli studenti di portarsi il pranzo da casa in alternativa al servizio di mensa. Possibilità che è stata autorizzata da una sentenza della Corte d’Appello di Torino contro cui il Comune è ricorso in Cassazione.
A originare la protesta dei genitori del “Caro Mensa” erano stati i prezzi elevati del servizio rispetto all’effettiva qualità. E i dati di oggi sembrano confermare quanto sostenuto delle famiglie, visto che soprattutto nelle fasce Isee più basse si è registrato il fuggi fuggi dalla mensa.
Ben 846 sono le rinuncia al servizio di ristorazione scolastica per la fascia Isee più bassa (tra 0 e 5mila euro). Poco più di 300 i bimbi con pasto da casa per ciascuna delle tre fasce comprese tra i 5mila e i 12mila euro, mentre la quota scende progressivamente dai 250 fino ai soli 39 bimbi man mano che l’Isee sale alla quota massima di 32 mila euro annui.
Più di 3mila sono invece le famiglie che hanno rinunciato alla mensa tra quelle senza Isee e che quindi pagavano tariffa intera. Di queste è ipotizzabile che una parte non abbiano presentato l’Isee perchè già sapevano di voler avvalersi del diritto al pasto da casa.
La rinuncia di quasi 6mila bambini costa al Comune non poco visto che per la mensa le famiglie torinesi arrivano a pagare fino a 1200 euro annui.