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sabato, 27 Luglio 2024

Puntare al cuore. La Circoscrizione 1, Centro-Crocetta

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Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

La Circoscrizione 1 Centro Crocetta è conosciuta come quella più elegante e più ricca: ma se si toglie la carta velina della confezione e la si apre, si scoprono le tante richieste, i tentativi di rispondere a ognuna, le difficoltà e le esigenze di convivenza tra diverse domande: qualità della vita, del lavoro, dello studio, dalla mobilità. Il centro è il cuore della città, e per ben pulsare è necessario che tutte le arterie che pompano sangue siano in grado di farlo. Se il cuore si ferma, difficile che il resto dell’organismo ce la faccia.

Le grandi luci sfavillanti di vent’anni fa oggi sono fioche: complici due crisi economiche importanti, quella del 2008 e quest’ultima causata dai ripetuti lockdown per il Covid 19. E anche la politica, prima le gestioni Chiamparino, poi Fassino, poi Appendino, tra loro hanno comportato differenze di vedute di una città che da palcoscenico internazionale, oggi si trova a combattere per ristabilire una propria identità sulla scena europea, con non poche difficoltà. Massimo Guerrini è il presidente della Circoscrizione 1 ed è al compimento del terzo mandato: “Ho avuto la possibilità di lavorare con le gestioni amministrative di tre sindaci, e Chiara Appendino ha oppresso la città”.

La circoscrizione 1 ha 90mila residenti e ha il 70 per cento delle attività commerciali della città sul proprio territorio. “Nel momento in cui arrivano le crisi economiche, di conseguenza il nostro territorio ne è molto colpito – dice Guerrini – In via Po ci sono 11 cartelli con scritto “affittasi”. È una situazione difficile che non avremmo potuto prevedere. La maggior parte delle attività di servizi, del commercio, dell’ospitalità è in centro, quartiere che conta ogni giorno il passaggio di 600mila persone che ci vengono per usufruire dei servizi”. 
E’ conseguente che la convivenza tra diverse esigenze non sia semplice. 

Residenti, negozi, ristoranti e “clienti” del centro. A ciascuno una risposta

I residenti sognano che nel quartiere dove vivono regni la più completa tranquillità, niente auto, niente trambusto di nottambuli. Vorrebbero magari accedervi in modo esclusivo; i commercianti naturalmente vogliono un centro aperto per poter far fruttare al meglio i loro affari. I ristoratori vogliono ancora una cosa diversa: perché se il commercio alle 19 chiude i battenti, al contrario è a quell’ora che i ristoranti aprono. A questi sono da aggiungere i non residenti, che vorrebbero entrare in centro agevolmente, avere mezzi pubblici adeguati, avere facilità di parcheggiare, che non sopportano il caro sosta o le strisce blu. “Gestire interessi tra loro diversi impone necessariamente una mediazione – sottolinea il presidente Guerrini – . Lo si è visto per tutta la questione della movida di piazza Vittorio, via Matteo Pescatore o per i problema della Ztl. I residenti sono ben contenti ad averla, perché di conseguenza troverebbero parcheggio, e godrebbero di una viabilità senza problemi di ingorgo e una conseguente tranquillità; però tutti gli altri ovviamente la Ztl non la vogliono; la nostra è una circoscrizione di servizio, in particolare il centro che è sostanzialmente un luogo dove c’è il tutto”.

Il punto di mediazione tra le esigenze

Dalle diatribe si esce attraverso una mediazione costante e con l’attivazione del buon senso da parte di tutti. “Nessuno ha ragione e tutti e tutti ce l’hannoBisogna mediare – osserva Guerrini – . Un esempio ne è la pedonalizzazione di via san Francesco da Paola: la sperimentazione è partita, passandoci un po’ sopra la testa: il Comune l’ha varata e terminerà il 31 dicembre. Ci sono state centinaia di firme da parte dei residenti affinché la zona venisse pedonalizzata; in risposta è partita una contro raccolta di firme da parte di tutti gli altri, tra cui commercianti, ristoratori, furenti perché perdono lavoro; senza pensare che anche i residenti stessi hanno dei problemi logistici. Chi deve ad esempio entrare in via San Francesco da Paola per prendere un parente e accompagnarlo in ospedale, non può farlo e se lo fa rischia la multa”.

Derogare e cercare di mediare tra le esigenze contrastanti di tutti è l’unica soluzione. Ricorda Guerrini: “Sul quadrilatero romano c’era il problema della movida rumorosa, musica e schiamazzi, gente in strada fino a tarda notte; così abbiamo seduto intorno al tavolino del bar i diversi attori del problema, residenti commercianti ed esercenti. Ai residenti è stata chiesta maggiore pazienza, ma i commercianti e gli esercenti si sono impegnati a garantire il rispetto di regole per cui dopo la mezzanotte non si schiamazza, non si suona all’aperto. Se si vuole continuare a far musica la si fa all’interno. Con l’aiuto del prefetto abbiamo gestito la movida di piazza Vittorio e via Matteo Pescatore, gestendo gli assembramenti, la paura del Covid”. Si sono sviluppate progettualità comuni. “Abbiamo detto a tutti: quella zona non può essere solo dello sballo, ma è una zona paesaggisticamente meravigliosa, la più bella d’Europa. Sviluppiamo progettualità per cambiare l’offerta per cambiare la domanda. – spiega ancora il presidente – I residenti si sono messi a sviluppare progetti che prevedono un incontro con le persone, finalizzato al racconto delle storie dei borghi, spiegando le storie delle botteghe, con un po’ di intrattenimento musicale soft. C’è solo una medicina per sedare le discussioni: il confronto. L’iniziativa ha avuto grande successo nel centro storico, discreto su Vanchiglia e via Po”.

Crocetta: tra il salotto benestante e il tinello popolare

La “Crocetta” è conosciuta come la zona benestante della città, come Crimea o Gran Madre, con poche attività commerciali, tendenzialmente residenziale. Ma restringendo il campo, l’attenzione maggiore scende su una porzione del territorio che non ha nulla a che vedere con il luogo comune secondo il quale Crocetta è zona di ricchezza. Spostandosi ai “lati” del quartiere, a lato corso Dante guardando la collina, sulla destra, all’altezza dell’Atc, c’è una zona di edilizia residenziale popolare che da sempre merita l’attenzione particolare dell’amministrazione. “E’ stata oggetto di un contratto di quartiere dove sono stati realizzati importanti interventi come la costruzione di case nuove o il loro restauro, sono state sistemate le strade e poste di nuove, c’è stato un incremento dell’arredo urbano con panchine, cura del verde e la riqualificazione della zona adiacente alla ferrovia – spiega Guerrini – e Con l’aiuto dei servizi sociali, educativi “di strada”, i ragazzi abbandonati a loro stessi che sviluppavano episodi di microcriminalità vengono intercettati e dirottati verso percorsi di “integrazione”. E’ una zona povera, soggetta all’occupazione abusiva degli alloggi, con situazioni sociali molto complesse”. La Compagnia di San Paolo ha finanziato progetti per il recupero di persone disadattate che vivono in questo quartiere critico, perché ci sono solo case e nient’altro, non c’è un bar, a dividere dal supermercato più vicino c’è il cavalcavia di corso Dante, una barriera fisica che non si supera. “Così questo posto è isolato. Non ha servizi. Esiste un centro aggregativo, che abbiamo voluto noi, “La Baraca”, per non lasciare soli né anziani né ragazzini”. Sono persone che si sentono diverse da coloro che vivono a duecento metri, sul corso re Umberto. Basta attraversare la via, che è come passare dal tinello al salotto, per cambiare classe sociale.

Senza fissa dimora, via Roma e Covid

I servizi sociali insieme ai vigili urbani e ad Amiat lavorano anche su quella povertà che al cittadino è più evidente, per gli scatti fotografici che spesso indignano o commuovono, per le coperte ammassate davanti alle vetrine di via Roma: sono i clochard. Il censimento effettuato dalla Polizia Municipale un anno fa, registrava 177 senza fissa dimora in Circoscrizione 1, con alcune situazioni che avevano protagoniste anche delle coppie. Una situazione che ad oggi non sembra ripresentarsi. “I servizi sociali svolgono una serie di attività assistenziali molto puntuali, abbiamo un ricovero in via Sacchi adiacente alle officine ferroviarie, che offre ospitalità. Le donne sono quelle che sono più disponibili a essere “recuperate” – spiega Guerrini – : è molto più facile restituirle alla società in modo attivo rispetto agli uomini, perché si prestano a fare piccoli lavori, a essere reintegrate. L’uomo si lascia andare, spesso beve, diventa aggressivo

Quando il cane è amico e famiglia del clochard. La gestione del problema

Un problema spesso sottovalutato è la gestione del cane che accompagna il clochard. Spesso per lui è l’unica famiglia, l’unico amico e c’è un rapporto molto forte, come è giusto che sia. Ma i servizi sociali che assistono la persona e provano a convincerla affinché si faccia seguire da una struttura per la notte, per una doccia, trovano spesso un rifiuto perché il cane non può seguirlo. “Se non sei organizzato per accogliere il cane, quella persona rinuncia all’opportunità – ammette Guerrini. Tramite il cane, il clochard ha socialità, ottiene la simpatia delle persone, gli lasciano qualche centesimo in più. Se lo deve abbandonare, non accetta l’aiuto. Ma in alcuni posti ci si sta organizzando. 

L’idea è quella di provare a trovare dei posti con un piccolo giardinetto per dare al cane la possibilità di seguire il padrone – confida il presidente – .  Avevo contattato alcuni veterinari volontari, che si sarebbero presi cura di questi cani così da attivare un combinato disposto: nel momento in cui il barbone viene ricoverato, i veterinari avrebbero provveduto alla cura del cane, controllandone lo stato di salute, intervendo laddove si sia bisogno di profilassi contro le pulci, le zecche, lavandolo, vaccinandolo. E’ un aspetto importante di salute pubblica”.

Nuove sacche di povertà

Col passato lockdown sono stati fatti accordi con associazioni di volontariato, per cui in circoscrizione e in altri hot spot sono stati distribuiti pacchi alimentari: a beneficiarne soprattutto gli anziani soli, e le donne sole con figli a carico. Il Covid porta con sé un’ulteriore criticità: la presenza dell’amministrazione sul territorio è data dalle Case del Quartiere. Sono quattro e sono posti dove gli anziani si trovano, fanno aggregazione, hanno la possibilità di stare insieme e fare attività. Purtroppo la zona rossa ha obbligato a chiuderli, per dpcm, e la preoccupazione per queste persone che restano sole, spesso solo supportate da azioni di volontariato, è molto forte: la Crocetta ha una grande incidenza di persone sole, vedovi o vedove.

Se il fiore all’occhiello sfiorisce

Il centro è il gioiello che una città ama esibire a chi viene a visitarla: condensa in sé la soddisfazione del gusto del turista per l’arte, per il bello, risponde al bisogno di svago con proposte culturali e di divertimento, con locali alla moda, offre una vivibilità eclettica, una grande accoglienza fatta di proposte. Non ultimi sono i negozi, dalle grandi firme internazionali alla bottega artigianale, dalla gelateria a chilometro zero fino alla trattoria piemontese dove gustare piatti tipici. Il centro è il fiore all’occhiello che a causa di crisi, di costi della vita e del lavoro, di esperimenti sulla viabilità e, non ultimo, il covid, sfiorisce. E se non si interviene subito per consentirgli di sbocciare, anche se a fatica, si spegne con esso la città.

Fulvio Griffa, è il presidente di Fiepet Confesercenti e del coordinamento delle associazioni delle vie del centro: sono ventidue, con forte capacità di lettura del territorio. Conta mille iscritti in cinquemila aziende sulla Ztl. Un numero significativo e non esita a commentare la situazione del commercio “disastrosa”.>

La situazione pregressa ha visto il tentativo dell’amministrazione di cambiare la Ztl, mettendo una tassa di ingresso, per poter accedere al centro storico, quindi non più libero ma ad accesso pagante – ricorda Griffa – . Progetto che abbiamo bloccato raccogliendo più di 8000 firme sul territorio. Abbiamo fatto una lunga battaglia contro un’iniziativa inaccettabile perché affrontava il problema dell’inquinamento prendendolo dalla fine”. Avrebbero dovuto essere considerate iniziative che non sono state nemmeno poste sul tavolo della discussone “Per combattere lo smog non serve chiudere il centro di una città, mettendolo a pagamento citando come esempio Milano che ha, a nostra differenza, ben cinque linee di metropolitana e una rete di trasporto efficiente – lamenta Griffa – . Basta salire su una linea ad alta percorrenza, con il 4, per rendersi conto che qualcosa non funziona nel sistema dei trasporti urbani della città”. Un mese fa la Giunta comunale ha annunciato di rinunciare al progetto.

Un calo di presenze nel centro, un calo di esercizi che sono riusciti a sopravvivere, molti negozi che hanno chiuso le serrande. “Una città che vuole puntare sul turismo il suo biglietto da visita ce l’ha nel centro, per i monumenti, la storia, le cose attraenti – osserva il presidente del coordinamento delle associazioni dei commercianti del centro – ma se al turista si presentano centinaia di serrande abbassate la sensazione non può che essere negativa”

Tenere aperte le serrande, per non sparire

Tutti sperano di riuscire a superare il momento, la maggior parte delle microimprese ha nella propria attività la sopravvivenza di decine di famiglie. Per questo l’idea di chiudere bottega non sfiora coloro che anche col Covid hanno deciso di tenere aperta la serranda del proprio bar, del negozio anche se in tutta la giornata gli scontrini staccati sono pochissimi. Chiudere è non avere via di uscita: chi sceglie di farlo non hai niente da vendere, perché non c’è mercato. Si tagliano tutte le spese, chiudendo l’attività, ma si taglia la possibilità di ricominciare e di avere un nuovo inizio.

Perchè, Fulvio Griffa ne è convinto, se ne verrà fuori. Il problema è come. “Nessuno può fare la fotografia di quello che sarà il commercio nel futuro – dice –  perché ad oggi, l’on line ha avuto una grande esplosione, con società come Amazon che non pagano le tasse in Italia e che hanno visto i propri profitti aumentare in questi mesi proprio grazie alla pandemia. Quando tutto sarà finito, la gente continuerà a comprare on line o cercherà nuovamente il negozio di prossimità e il contatto fisico?” e poi si lascia andare a una riflessione più profonda, sulla direzione di comunità che questa società non dovrà perdere, pena l’isolamento consapevole dell’essere umano. “Possiamo ordinare tutti i beni di consumo, la spesa, il pranzo e la cena, il film, tutto on line. Questa società si sta rinchiudendo in casa con la sola richiesta da parte di chi fornisce il servizio di una connessione. Devi essere connesso altrimenti sei fuori”.

Recuperare e innovare, per tornare competitivi

Il commercio del centro città è dunque consapevole della sfida che il Covid 19 mette sul tavolo, ed è intenzionato a vincerla, perché non esiste alternativa.  “Le sfide da affrontare sono strutturali: rivedere il meccanismo che regola il costo del lavoro, un’occasione che non è assolutamente da sprecare perchè ad oggi non c’è equilibrio. Dare più soldi in busta alla gente e avere un costo del lavoro accessibile, sopratutto per le piccole. Il lavoro nero c’è per questo motivo. E non può essere certo questa la ricetta che qualcuno adotta per abbattere il costo del lavoro – conclude Griffa – .E’ necessaria una decontribuzione, incentivi. In questi mesi, noi del settore della somministrazione abbiamo fatto una bandiera della scelta di non voler licenziare nessuno. Il fatto che io abbia uno staff efficiente, significa che c’è un rapporto personale, come se fossimo in famiglia. Quelle persone sono cresciute nell’azienda, loro sono contente di esserci: quando le licenzierò sarà perché avrò chiuso ma fino ad allora le difenderò”. 

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