“L’Unità” di oggi a pagina cinque pubblica il testo di un ampio appello firmato da diversi giuristi italiani, tra i quali Stefano Rodotà, contro la proposta di legge elettorale avanzata da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Al lodevole servizio reso ai lettori sul piano meramente informativo (il che, con i tempi che corrono, non è poco) non ho compreso la ragione della omissione da parte del giornale fondato da Antonio Gramsci dei nomi dei firmatari, salvo quello di Rodotà.
Tra i ventinove sottoscrittori, ad esempio, risulta anche il professor Mario Dogliani, il cui nome figurava, tra l’altro, nell’elenco dei super tecnici scelti d’intesa tra il Quirinale e Palazzo Chigi, per la modifica dell’articolo 138 che tante giustificate polemiche aveva sollevato.
Una vecchia regola mi ha sempre suggerito di non mischiare (nel limite dell’umano possibile) i sentimenti personali con quello di cui ti stai occupando, tanto più se fai il giornalista.
Questa volta però ho provato piacere nel leggere in calce all’appello succitato il nome di Mario Dogliani per l’amicizia e la stima che ho sempre avuto nei suoi confronti. Ma anche per una sorta di risarcimento per quanto scritto da “Il Fatto Quotidiano” nella citata vecchia polemica il quale nella foga di criticare il lavoro dei famosi saggi li aveva tutti accomunati sia pure paradossalmente a una sorta di P2.
Ma ciò che conta oggi è il contenuto dell’appello (di cui pubblichiamo in altra parte del nostro giornale il testo completo) sul quale non solo i più illustri studiosi della materia che si muovono nell’area renziana, ma tutti coloro in grado di leggere e scrivere dovrebbero riflettere e ben consigliare il neo segretario Pd.
Non ci interessa qui e ora i rischi che comporta l’embrassé nous con Berlusconi e tanto meno le sue ennesime farneticanti affermazioni contro la magistratura, e di ben quattro colpi di Stato di cui sarebbe stato vittima.
Restiamo nel merito della proposta di legge elettorale all’esame della Prima Commissione Affari Costituzionali. L’appello – che per comodità chiamiamo “Rodotà e altri” – mette in luce con chiarezza ben quattro punti di illegittimità che non sto qui a riprendere. Ognuno legga e giudichi.
Citerò soltanto il giudizio che questi costituzionalisti «protestanti e sconcertati» esprimono sull’operato di Renzi: «L’abilità del segretario del partito Democratico è consistita nell’essere riuscito a fare accettare alla destra più o meno la vecchia legge elettorale (il Porcellum ndr) da essa stessa varata nel 2005 e oggi dichiarata incostituzionale».
Ogni commento guasterebbe.
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