Le dichiarazioni del Gran maestro della Massoneria Giuliano Di Bernardo, sentito dai pm di Palermo nel dicembre del 2013, entrano nel processo per la trattativa tra Stato e mafia. I verbali di Di Bernardo sono stati depositati oggi al processo dai pm Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia. Di Bernardo era stato sentito a fine 2013 come testimone dai pm sul ruolo che aveva ricoperto la massoneria nella stagione stragista degli anni ’90. Di Bernardo aveva lasciato la guida del Grande Oriente e prima di dimettersi, nel ’93, nel periodo della trattativa, era andato dal Duca di Kent, massima autorità massonica, per segnalargli il rischio di ingerenze criminali legate a mafia e ‘ndrangheta. Il duca di Kent aveva revocato in quell’occasione il riconoscimento al Grande Oriente d’Italia. I magistrati tentano adesso di ricostruire il ruolo di massoneria, servizi segreti deviati ed eversione nera. Di Bernardo era stato sentito dai magistrati in riferimento a una nota anonima del 10 agosto del 1993 arrivata ai Servizi segreti in cui persone che si definiscono vicine a Cosa nostra dicono che le “bombe continueranno” e che avrebbero cercato di arginare la parte più oltranzista di Cosa nostra. Si dice anche che ci sono movimenti interni alla massoneria. Sulla base dell’anomino la Procura tenta di capire cosa accadde in quel periodo, il cosiddetto del grande scisma nella massoneria. Il Grande Oriente d’Italia, il più grande raggruppamento di logge massoniche, nel mese di aprile del 1993 è guidato da Giuliano Di Bernardo, la figura massonica più potente della Massoneria. Proprio in quel periodo Di Bernardo ha contatti epistolari con il Duca di Kent, che culminano con la decisione di togliere il riconoscimento della massoneria al Grande Oriente. Di Bernardo parla al Duca di Kent del pericolo di infiltrazioni mafiose “apprese da voci sul territorio.
Nel verbale di Di Bernardo viene fuori, tra l’altro, che quando dopo l’inizio di un procedimento penale nei confronti di Licio Gelli, comincio’ una sorta di ‘disciplinare massonico’ nei confronti di Gelli che porto’ alla sua esclusione dal Grande Oriente, iniziarono dei “tentativi pressanti per essere riammesso al Grande Oriente”. In particolare, questo tentativo sarebbe avvenuto anche cercando l’intermediazione di Di Bernardo. Una persona, tale Urbini, poi morto decapitato in circostanze misteriose, legato a Gelli, mando’ un messaggio da parte di Gelli. In altre parole, se Di Bernardo faceva rientrare Gelli quest’ultimo gli dava le ‘chiavi del potere’ cioe’ la lista riservata della loggia P2. Poi Urbini venne trovato morto, quindi non potra’ essere ascoltato.