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sabato, 27 Luglio 2024

Legge di stabilità, è scontro tra governo e Regioni

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Meno di 24 ore dopo la sua presentazione, è scontro aperto sulla Legge di stabilità. I presidenti delle Regioni insorgono contro la manovra che, denunciano, si rivelerà insostenibile per loro e finirà per pesare sulle tasche degli italiani.
Nelle intenzioni del governo, spiega il premier Matteo Renzi, questa nuova legge da 36 miliardi di euro è stata studiata per abbassare il carico fiscale che grava sulle spalle di cittadini e imprese. Punto forte, già annunciato all’assemblea di Confindustria qualche giorno fa, la manovra da 6,5 miliardi di euro che permetterebbe di eliminare dall’Irap la “parte lavoro”, ovvero la tassa applicata a ogni lavoratore assunto.
Ma i presidenti di Regione, pur dichiarandosi in linea con fini e obbiettivi della manovra 2015, denunciano l’impraticabilità dei tagli previsti per loro dal governo, che li costringerebbe a ripiegare su sanità e trasporti.
«È tecnicamente impossibile prevedere questi tagli senza incidere per il 70% sulla sanità: dei quattro miliardi di tagli, tre saranno sulla sanità – afferma Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria – Il resto ricade sul trasporto pubblico che si basa sulle entrate delle Regioni: non si regge tecnicamente. Con la rettifica fatta in Finanziaria non si vuole dire la verità: questi tagli sono su sanità e trasporti».
Di fronte all’alzata di scudi generalizzata dei governatori, Renzi non si mostra però diplomatico e nel pomeriggio affida a Twitter una replica tutt’altro che conciliante. «Si lamentano? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse».
È il presidente della Confederazione delle Regioni, Sergio Chiamparino, a spiegare a Renzi la genesi di tali “minacce”: «Al taglio prospettato di quattro miliardi di euro vanno sommati quelli decisi dai governi Monti e Letta». Una somma pari a circa 1,750 miliardi, che porterebbe i tagli alle regioni a quota 5,7 miliardi di euro. «In questo modo – denuncia Chiamparino – si incrina il rapporto che dovrebbe essere di lealtà istituzionale e di pari dignità istituzionale tra enti dello Stato».
Gli fa eco il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che accusa Renzi di «fare la spesa con i soldi degli altri».
Tenta di riappacificare gli animi il ministro Graziano Delrio che apre a un confronto con il presidente della Conferenza delle Regioni, portando poco dopo il premier Renzi sulla stessa linea. Le premesse però non sembrano concilianti. «Abbassare le tasse come tagliare gli sprechi, non è di destra né di sinistra: in Italia è semplicemente giusto», ribadisce infatti il premier con un tweet.

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