Giornata cruciale per Claudio Alberto, Niccolò Biasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, i quattro attivisti No Tav a processo con l’accusa di terrorismo per aver danneggiato un compressore durante l’assalto al cantiere di Chiomonte il 13 maggio 2013. Un’imputazione che il tribunale del Riesame discuterà, in un’udienza a porte chiuse al Palazzo di Giustizia di Torino.
La questione, quindi, si riapre dopo che la Cassazione lo scorso 15 maggio ha annullato con rinvio l’imputazione per terrorismo dei pm nei confronti dei quattro arrestati, stabilendo che «è improponibile l’equiparazione tra condotta illecita politicamente motivata e terrorismo», e rinviato al Riesame chiedendo un approfondimento sulla qualificazione del reato.
La sentenza della Cassazione diceva che non ci può essere accusa di terrorismo se non c’è un «grave danno per il Paese o un’organizzazione internazionale» e se non si è creata «un’apprezzabile possibilità di rinuncia da parte dello Stato alla prosecuzione» dello Stao alla Torino-Lione.
Nel caso l’impostazione dell’accusa regga i quattro attivisti rischiano fino a 30 anni di carcere.