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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Sinodo: il confronto sia vivo e non necessariamente morbido

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di Vittorino Merinas
Così auspica il rettore dell’Università Pontificia Lateranense per il Sinodo appena avviato. Che non sarà morbido più che auspicio è già realtà, come hanno dimostrato le scaramucce in corso tra opposti fronti sul tema sinodale. Scaramucce che, però, oltre ad essere manifestazioni di ordinarie divergenze teologiche, sembrano avvisaglie di una contestazione dell’attuale magistero di Francesco, il quale non solo ha sbigottito per aver restituito all’umano l’eterea immagine papale, ma persevera nel disseminare concetti che, qualora mettessero radici, sconvolgerebbero la quieta amministrazione dell’istituzione ecclesiastica su cui gran parte della gerarchia ha campato e campa..
Si sta, infatti, compattando e manifestando un’opposizione finora bofonchiante in solitudine. Innesco fu la relazione del cardinale Kasper all’assemblea cardinalizia sulla riammissione all’Eucarestia dei divorziati risposati. L’apertura manifestata ha sfondato i limiti di sopportazione delle esternazioni papali. Evidente che Kasper era il portavoce di Francesco ed una soluzione positiva al vetusto problema metterebbe in discussione non solo l’indissolubilità matrimoniale, ma anche l’affidabilità del magistero episcopale.
Sta avvenendo ciò che era prevedibile. Più che, com’è di molti pontefici, una meteora che brilla fugace, Francesco si dimostra un meteorite che intoppa e sconquassa un corpo episcopale altamente conservatore, ad immagine dei due papi che l’hanno forgiato. Qualche isolata contestazione all’aperturismo di Kasper-Francesco già c’era. Ora, però, è diventato coro con l’inattesa pubblicazione del volumetto Permanere nella verità di Cristo. Cinque cardinali di varia provenienza, in maggioranza appartenenti alla curia romana, si sono assunti il compito di dire No! ad ogni intervento innovativo sul matrimonio, neppure minimale come la riammissione dei risposati all’Eucarestia. Testo firmato da cinque prelati, ma condiviso da una parte tutt’altro che trascurabile della gerarchia fin qui più o meno silente, tra cui anche cardinali che favorirono l’elezione di Bergoglio.
Il tempo che scorrerà tra il Sinodo in corso e quello conclusivo del 2015 non sarà solo di forti dibattiti, ma anche, piaccia o no all’ipocrisia ecclesiastica, di dura lotta tra conservatorismo e riformismo. Diversamente dai papi postconciliari, Francesco, pur con chiari orientamenti innovativi, non metterà la museruola a nessuno. Lascerà campo libero. Chi vincerà governerà l’immediato futuro della barca di Pietro. Quello di Francesco potrebbe essere un pontificato spartiacque, forse giocato proprio sul tema di questo eccezionale Sinodo a due fasi che va ben al di là della questione dei divorziati risposati. Indissolubilità del matrimonio, natura della famiglia, sessualità. Questi i problemi decisivi. Lo dice bene il cardinale polacco Peter Erdo chiamato come relatore generale al Sinodo: «La chiesa dovrebbe riflettere su ciò che significa la famiglia… Gli uomini quasi ovunque vogliono sottrarsi al quadro istituzionale… .[La chiesa deve interrogarsi su] come si possa sostenere e favorire la famiglia in un ambiente in cui gli uomini quasi istintivamente fuggono davanti alla burocrazia e ai controlli che li sovrastano e ad una eccessiva istituzionalizzazione».
Parole che illuminano lo stato del problema. Se la società odierna rifugge da una “eccessiva istituzionalizzazione” della famiglia, è necessaria una coraggiosa riflessione sul concetto che di essa ha la chiesa. Le due assemblee sinodali non potranno, quindi, ridursi alla ricerca di “come si possa sostenere e favorire la famiglia” tradizionale. La Chiesa l’ha sempre fatto e continua a farlo invano chiedendo anche l’ausilio dello Stato. Soffocare così il dibattito sarebbe un invito ai tanti che già hanno un piede oltre i suoi confini ad andare definitivamente a cercare altrove. Né il Sinodo può diventare un conciliabolo di gerarchi celibi su un tema estraneo alla loro vita. Il papa l’ha avviato invitando tutti, laici compresi ed a buon diritto, a parteciparvi. Non si potrà ora chiudere loro la porta in faccia! Nella chiesa di Gerusalemme le decisioni erano comunitarie, non solo dei dodici.

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