È ormai un mese che convivo con una fastidiosa tendinite che mi limita i movimenti e solo adesso comincia ad andare un po’ meglio. Tra cerotti, visite, terapie, pomate ho speso un bel po’ di euri. Questa storia della salute e degli euri mi ha fatto tornare alla mente una piccola inchiesta che avevo svolto nel quartiere nella primavera del 2013 (cinque anni fa) per “Ottoinforma”. Avevo chiesto come gli esercizi commerciali di prossimità convivessero con la crisi economica.
Ero andato dal panettiere, dal negozio eco, dal giornalaio, dal farmacista. Il quadro che emerse era chiaramente di difficoltà, ma il dato che mi aveva impressionato era emerso in farmacia. Leggete cosa mi disse la farmacista: «Le medicine si comprano nei dieci giorni tra la fine del mese e l’inizio di quello successivo. Quando è accreditato lo stipendio o la pensione. Si acquista il minimo indispensabile. Si rimanda l’acquisto del farmaco e spesso si rinuncia, anche la salute in questo periodo passa in secondo piano».
La situazione non sembra migliorata ora che siamo nel 2018.
Credo che questo sia uno dei motivi che porta le persone ad incattivirsi, a cercare un nemico. Soprattutto se una parte della politica non ha risolto quei problemi ed un’altra soffia su fuoco offrendo un alibi e un capro espiatorio: lo straniero.
Non serve la verità: la reale diffusione dei migranti in Europa, i veri numeri, i drammi che portano le persone a cercare un futuro qui. Serve risolvere quei problemi che rendono pessime le persone.
Oltre la verità serve la giustizia sociale. Per tutti.