La data del 9 dicembre corre senza freni dentro i post dei social network. Minacciosamente diventa la data della rivolta, il giorno in cui i «parassiti verranno mandati a casa». Si parla nelle strade di un appuntamento importante mentre volantini rossi e neri minacciano che l’Italia si fermerà dal «9 al 13 dicembre perché ribellarsi è un dovere».
Un volantino firmato tra gli altri da Liberi Imprenditori Federalisti Europei, Movimento dei Forconi, Cobas Latte, Movimento Autonomo Autotrasportatori, Azione Rurale Veneto, Life Veneto, avvisa che da lunedì 9 dicembre gli italiani incroceranno le braccia.
«Da Pordenone a Lampedusa il popolo italiano unito si ribella e pacificamente chiede che siano cacciati i corrotti, i parassiti, e gli incapaci che hanno condotto al disastro economico e sociale il nostro Paese. A tutti gli italiani chiediamo di partecipare compatti e uniti per fermare un declino, che poteva essere tranquillamente evitato, che dura da trent’anni. Viva l’Italia e che Dio ci benedica tutti», scrivono su Facebook i novelli rivoluzionari.
E si sono ritrovati anche a Torino in una bocciofila di San Mauro. A parlare a una sala abbastanza piena è Danilo Calvani, contadino di Latina, che in questa lotta fatta di passaparola ci crede. In verità le parole di Calvani sono simili a tante altre ascoltate da chi fa del qualunquismo e del populismo un’ideologia. Non manca nulla: dalla meritocrazia ai “traditori della Costituzione”. Poi si dimentica della Carta quando, sbilanciandosi, spiega che dopo la caduta del governo ne servirà uno temporaneo che alla guida veda una figura militare.
Non aggiunge molto altro su questo argomento anche perché vengono i brividi a sentir parlare in questi termini. Quella voglia di colonnelli che sinceramente fa accapponare la pelle. Ma chi c’è dietro a questa protesta? Parte tutto dal famoso movimento dei forconi che anni fa dalla Sicilia riuscì a bloccare gran parte della Penisola facendo parlare di sé per settimane e che trovò simpatie anche dell’estrema destra.
Oggi a Torino invece, dice chi sta monitorando il fenomeno nel capoluogo, pesca tra gli ambulanti. Infatti, le bancarelle dei mercati lunedì 9 potrebbero non essere montate. La Questura è in preallarme: si aspettano dei blocchi stradali in corso Romania, all’imbocco della Torino-Milano.
Rimbombano ancora però quelle parole pronunciate nella bocciofila di un militare al governo che riportano alla mente i giorni bui, dove il “Piano Solo”, il golpe di Stato targato De Lorenzo, avrebbe potuto cambiare la storia democratica del nostro Paese.
Il leader del “Comitato 9 dicembre 2013” probabilmente ha voluto spararla grossa.
Ma sarebbe sbagliato far passare sotto traccia questo atteggiamento, queste mire dove la ricerca di un uomo forte che salvi la patria smentiscono solo il detto ciceroniano “historia magistra vitae”, e dimostrano che c’è sempre chi vuole cavalcare senza ritegno la disperazione della gente.
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