Le posizioni razziste e xenofobe dilagano su Facebook sollecitate dalle posizioni del Ministro Salvini, ma chi non la pensa così ha il dovere di dirlo, per almeno due ragioni.
Matteo Salvini, dimostrandosi un abilissimo stratega politico, è diventato in poche semplici mosse l’uomo immagine del cosiddetto Governo del cambiamento. Questo nonostante il sostegno al Governo Conte (pare che così si chiami il Presidente del Consiglio…) si basi principalmente su quel 32% che il m5s ha preso alle scorse elezioni del 4 marzo, che è quasi il doppio del 17% che invece la Lega ha portato in dote a questo accordo.
Le pesanti posizioni politiche di Salvini sulla questione migranti, nel botta e risposta con alcuni paesi europei e infine sui rom, hanno prodotto nell’opinione pubblica essenzialmente due effetti: un effetto di spiazzamento in chi la pensa diversamente da lui e un effetto di galvanizzazione/rafforzamento in chi l’ha sempre pensata più o meno come lui e ora scopre che non è più solo e che addirittura il suo pensiero sembra essere diventato quello dominante.
Questo secondo effetto di “radicalizzazione di ritorno” spiega, da un lato, i bagni di folla che attendono Salvini in quasi tutti i luoghi in cui si reca e, dall’altro, il proliferare sui social di messaggi a sostegno delle sue dichiarazioni. A molti di noi sarà capitato in questi mesi di vedere amici e conoscenti, anche insospettabili perché generalmente abbastanza disinteressati alla politica, prendere posizioni pubbliche a sostegno delle dichiarazioni del Ministro Salvini.
Lo spiazzamento di quelli che non sono d’accordo ha stimolato l’organizzazione di alcuni importanti momenti di piazza, popolati però principalmente da persone che già in qualche modo sono attive in associazioni direttamente o indirettamente collegate alla politica. Altri si sono detti preoccupati o pentiti del loro voto alle elezioni (una quantificazione di questo fenomeno appare però piuttosto difficile e i dati dei sondaggi a nostra disposizione ci mostrano invece come il consenso della Lega stia persino crescendo) e hanno iniziato a dichiararlo pubblicamente. Infine ci sono quelli che, nauseati da certe esternazioni, hanno reagito smettendo di discutere e/o rimuovendo dagli amici di Facebook o dai social in generale coloro che si esprimevano a sostegno del Ministro Salvini.
Tutte queste reazioni sono ugualmente legittime ma l’ultima, quella di coloro che finiscono per rifiutare il confronto, per quanto comprensibile, rischia di diventare controproducente.
Può essere utile soffermarsi sull’analisi di Facebook, che ovviamente non rappresenta l’intera popolazione italiana, ma che è diventato comunque capace di determinare trend d’opinione che si estendono molto al di fuori dei suoi confini. Questo social network funziona secondo algoritmi complessi ma generalmente tende a costruire le cerchie intorno a noi (ovvero chi compare o non compare sulla nostra pagina home dove scorrono le notizie) per assonanza rispetto ai nostri gusti e non per dissonanza. In questo senso quindi, anche se ci sembra un termometro popolare, molto spesso non lo è.
Il problema è che ora atteggiamenti di intolleranza e razzismo cominciano ad emergere anche da parte di persone insospettabili o solitamente non “politicizzate”. Di fronte a questo fenomeno, cosa possiamo fare?
Senza voler costringere nessuno ad incrinare rapporti umani per via della politica, giova evidenziare che abbandonare il campo rifiutando il confronto con chi la pensa diversamente, finisce soprattutto su Facebook per lasciare ulteriore spazio proprio a ciò che troviamo aberrante e pericoloso.
Escludendo dal ragionamento i cosiddetti troll che usano profili falsi e non hanno alcuna intenzione di discutere (ma solo quella di diffondere informazioni tossiche), può essere invece molto utile spendere qualche minuto del proprio tempo su Facebook (perché si sa, ci passiamo moltissimo tempo) per spiegare a quell’amico, quel parente, quel vicino di casa, quel conoscente che vi sembrava tanto una persona tranquilla ma oggi sostiene le idee di Salvini, che si tratta (secondo voi) di cose sbagliate.
C’è bisogno infatti, oggi più che mai, che chi non è razzista e xenofobo prenda posizione quando gli è possibile, per almeno due ragioni:
1) aggiungere elementi di riflessione a questi messaggi ossessivi e stereotipati e in modo da aiutare le persone a non fermarsi in superficie e a vedere le questioni da altri punti di vista;
2) gli amici del vostro amico che la pensano come noi a cui capiterà sulla home di vedere questi scambi di battute si sentiranno meno soli, cosa importantissima in una fase in cui sembra che tutto il mondo remi dall’altra parte.
Discutere su Facebook certamente non è tutto, magari non è molto, ma è sicuramente qualcosa. Qualcosa che tutti possiamo fare con un dispendio di tempo e di energie davvero basso ma con un potenziale effetto di resistenza capillare molto importante, soprattutto se consideriamo che la contrazione degli spazi aggregativi e l’espansione dell’uso delle tecnologie hanno radicalmente cambiato i modi e luoghi del confronto. In questo senso anche rispondere su facebook sta diventando, che ci piaccia o no, una forma di civismo ed è quindi fondamentale provare a non lasciare campo libero ai razzisti su una piazza così importante.
Scritto da Ludovica Cioria
ALP STUDIO