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sabato, 27 Luglio 2024

No Tav, “Siamo entrati nel cantiere di Chiomonte. 10mila agenti non ci fermeranno”

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

“Siamo riusciti ad entrare all’interno del cantiere e a mettere fuori uso una jeep Lince dell’esercito”. I No Tav rivendicano l’assalto di ieri pomeriggio al cantiere di Chiomonte (Torino). “Durante la marcia un gruppo di No Tav scendendo dai boschi è riuscito ad entrare all’interno del cantiere nei pressi dell’area archeologica tagliando le reti – spiegano – tante azioni che dimostrano che nulla può un esercito mercenario e spaesato contro la determinazione e la conoscenza del territorio di chi è radicato in questa valle”.
“Non basteranno diecimila agenti per fermare i No Tav”, aggiungono i No Tav in riferimento alle parole del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che aveva affermato che avrebbe inviato in Val di Susa diecimila uomini.
Gli scontri sono durati ore.
“Trecento individui, servendosi dei sentieri alti, hanno raggiunto la recinzione dove hanno sferrato un violento attacco, senza precedenti, nei confronti delle forze dell’ordine e dei militari ivi presenti a tutela del cantiere”, hanno spiegato in una nota dalla Questura di Torino. Nel corso dell’attacco, hanno aggiunto, “i facinorosi, travisati, hanno lanciato pietre, fumogeni e bombe carta di elevato potenziale, causando il ferimento di due poliziotti ed il danneggiamento di 5 automezzi. Gli antagonisti sono stati respinti mediante l’utilizzo calibrato di lacrimogeni”. Gli scontri, iniziati intorno alle 16 e terminati intorno alle 19.30 circa, hanno interessato anche le zone adiacenti l’autostrada che, per motivi di sicurezza, è stata chiusa al traffico dalle ore 18 alle 19.
“Non bastano 10mila agenti”, ribadiscono i No Tav in un comunicato:
Il grido No Tav ha di nuovo squarciato il silenzio in Val di Susa. In 7.000, nonostante un tempo incerto, hanno infilato scarpe e scarponi per lasciare le tende del Weekend Alta Felicità alla volta del cantiere della nuova Torino-Lione.Un lungo serpentone ha iniziato dalle 14:30 a snodarsi dalle strade di Venaus, composto dai tantissimi che hanno voluto vedere con i propri occhi il mostro che ha cominciato a mangiare alberi e torrenti della Val Clarea. No tav storici, valsusini, ma anche tantissimi giovani venuti a respirare a pieni polmoni un’aria che si è fatta sempre più rara: quella della lotta e della libertà. Una gioia immensa vedere queste facce nuove, con la voglia di partecipare, con la convinzione di essere dalla parte giusta, arrivate col sorriso per mettere finalmente da parte il virtuale e tornare al reale. Solo la lotta è vita.Il corteo ha da prima raggiunto il centro abitato di Giaglione per poi spostarsi sul sentiero gallo romano, su cui gravava ancora una volta la vergognosa interdizione di transito emanata dal prefetto. A rendere concreta la sospensione del diritto di circolazione in questo territorio occupato chiamato Val di Susa, c’era un jersey di cemento armato e filo spinato a sbarrare la via nel bosco. Mentre alcuni No Tav provavano a tirare giù la barriera con mezzi di fortuna, un altro centinaio ha deciso di prendere i sentieri alti dove ha ingaggiato una serie di azioni di disturbo alle forze dell’ordine impegnate nella difesa del cantiere della vergogna. Nei due casi gli agenti, ne sono stati inviati quasi 10.000 nel solo mese di luglio, hanno gasato i manifestanti confermando il loro ruolo di forze di sicurezza private pagate dallo stato per garantire la tranquillità di qualche multinazionale del cemento.Nonostante questo enorme dispiegamento di forze un terzo gruppo di No Tav , scendendo dai boschi, è riuscito ad entrare all’interno del cantiere nei pressi dell’area archeologica di Chiomonte tagliando le reti e mettendo fuori uso una jeep lince dell’esercito. Tante azioni che dimostrano che nulla può un esercito mercenario e spaesato contro la determinazione e la conoscenza del territorio di chi è radicato in questa valle.Usciamo da questa giornata sorpresi una volta di più della capacità del movimento No Tav di coinvolgere tante generazioni differenti a partire da bisogni ed esigenze diverse che si incontrano in uno sguardo comune sul mondo.
A conferma di ciò abbiamo visto una marcia attraversata da moltissimi giovani e giovanissimi che ritrovano nel No Tav un campo di lotta pratica contro i responsabili la crisi climatica e nel Festival un momento per tessere relazioni e rapporti in un contesto privo della logica del consumo e dello sfruttamento.
Mentre la politica istituzionale invecchia sui suoi scranni parlamentari, in Val Susa, generazione dopo generazione, la lotta contro la grande opera inutile ed ecocida si rinnova e conquista nuove speranze e motivazioni.Fa ridere di gusto infine notare come la strategia di silenziamento del movimento No Tav messa in atto dalla maggior parte dei giornali mainstream (con alcune eccezioni), in concerto con la questura, va immediatamente in cortocircuito quando si verificano giornate del genere ed alcuni giornalisti si trovano ad elemosinare notizie e fotografie o a pubblicare articoli inesatti basati sulle veline della questura. Li invitiamo nuovamente a venire a vedere con i loro occhi quanto succede da queste parti e a godere un po’ di aria valsusina”.

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