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sabato, 27 Luglio 2024

Molti non hanno più da mangiare, allarme povertà a Torino

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

È allarme povertà per i torinesi: aumentano le famiglie che lanciano il grido di dolore in questo momento di emergenza sociale dato dal blocco causato dal Covid 19. Ecco che sempre più associazioni, volontari, ma anche singoli commercianti come già spiegato nei scorsi giorni, si adoperano senza chiedere nulla in cambio per aiutare i propri connazionali “meno fortunati”. Molte famiglie non possono letteralmente più mangiare e questa è ormai una triste realtà.
Pierluigi Dovis direttore della Caritas diocesana di Torino spiega in un’intervista rilasciata alla Voce Il Tempo:
“Man mano che prosegue l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 emergono conseguenze sociali ed economiche che saranno molto più forti e durature del 2008. La situazione è gravissima e per fare fronte alle nuove povertà ci vuole l’aiuto di tutti, ci sono ormai tantissime persone che non hanno più niente da mangiare, nè un tetto sulla testa”.

“Come Caritas – aggiunge il direttore- ci stiamo interrogando su come si potrà ripartire per rispondere a bisogni nuovi molto profondi. Sta venendo allo scoperto la piaga del lavoro nero e precario, da un momento all’altro migliaia di famiglie non hanno più reddito. Sono caduti in miseria anche quegli strati di popolazione che tiravano avanti con qualche lavoretto, in nero, di pulizia, colf, badanti. In primis si deve rispondere alle esigenze primarie di queste persone – conclude Dovis – “ come stiamo cercando di fare riattivando la rete ecclesiale con enti quali il banco Alimentare, Terza Settimana e Maria Madre della Provvidenza. E poi intervenire sulla tutela sanitaria delle fasce più deboli e dei fissa dimora”.
L’allarme sulla povertà quindi si protrarrà anche finita l’emergenza. Sarà in quel momento che molti rimarranno senza lavoro, molte aziende senza le cosiddette “spalle coperte”, saranno costrette a chiudere, lasciando senza lavoro migliaia di persone; le associazioni di volontariato suonano un campanello d’allarme da far arrivare alle orecchie delle istituzioni.

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