I fatti risalgono al 2018, quando l’allora consigliera regionale Nadia Conticelli, del Partito Democratico, era stata vittima di insulti e attacchi sotto un post su Facebook in cui commentava l’operato di Matteo Salvini, e che fu ricondiviso da un esponente della Lega che aveva aperto il dibattito sotto il suo profilo con un diluvio di insulti, con l’augurio di finire stuprata, lei e le sue figlie.
Conticelli aveva sporto denuncia ma ora il pm ha chiesto l’archiviazione. Come spiega la stessa Conticelli, ora capogruppo del Pd in consiglio comunale, in un post su Facebook.
“Non so se considerarla una sorta di nemesi o una beffa del destino, ricevere alla vigilia dell’8 marzo una richiesta di archiviazione, in cui si definiscono minacce di stupro ‘frasi inurbane e molto maleducate'”. “A quattro anni di distanza dal fatto e a ventisei anni da quando lo stupro è diventato reato contro la persona e non contro la morale, scopriamo con rabbia incredula che gli insulti a sfondo sessuale rivolti alle donne sono questione di ‘educazione’, non un reato – scrive Conticelli -. E ancor peggio, come disserta una delle avvocate (sic!) difensore, in fondo si trattava di discussione politica. Non è normale che sul banco degli imputati finisca sempre il corpo delle donne – conclude -. Non lo è affatto”.