Gli ospedali piemontesi, colpiti nuovamente da un aumento dei contagi covid, già da inizio marzo, su input dell’Unità di crisi Covid, sono tornati a chiudere le porte delle proprie sale operatorie, creando ansia e preoccupazione nella gente comune che continua a veder slittare o rimandare interventi già in ritardo di mesi.
A fare da megafono, questa volta, all’ennesima segnalazione di un cittadino torinese, il senatore democratico Mauro Laus, che posta sul suo profilo social il grido di aiuto di un marito che segnala la decisione della commissione medica dell’ospedale Mauriziano di Torino, di destinare le sale operatorie ai soli malati covid, sospendendo ogni altro tipo di operazione e dunque anche quella a cui sarebbe dovuta essere sottoposta la moglie, in lista da diverso tempo. Una richiesta di aiuto chiara, disperata affinchè la politica si adoperi per non far morire o peggiorare anche tutti quei pazienti non affetti da covid.
Il senatore Laus, precisando che depositerà quanto prima un’interrogazione parlamentare per capire come il Piemonte intenda gestire ciò che da ordinario oggi è diventato straordinario. Rispetto alla richiesta di aiuto, Laus si è detto “con le spalle al muro, senza parole, per una situazione che sembra ripetersi all’infinito in maniera paradossale. Non si tratta più di fare appelli accorati alle istituzioni territoriali o inviti al buon senso – precisa – ora bisogna muoversi con azioni concrete, con decisioni che mettano gli ospedali o altre strutture nella condizione di poter prendere in carico anche gli “altri malati”. È impensabile che centinaia di pazienti vengano lasciati nell’angolo o messi in stand by in attesa di tempi migliori per occuparsi anche di loro”.
“Dopo un anno di pandemia, il Piemonte sta gestendo l’emergenza come fosse iniziata oggi – commenta Mimmo Rossi, vicepresidente della Commissione regionale Sanità – Ai problemi sorti mesi fa, si stanno continuando a dare le stesse vecchie risposte, senza provare a trovare soluzioni alternative”.
E di soluzioni per rispondere allo smarrimento di tutti quei malati in attesa di essere operati per altro che non sia covid, il vicepresidente Rossi ne propone almeno due: “esistono diverse ipotesi di percorso, si provi ad esempio a immaginare luoghi o ospedali NO Covid, che H24 smaltiscano le operazioni e gli interventi in lista d’attesa da settimane. Oppure – continua – si stipulino accordi con la sanità Privata accreditata per l’utilizzo delle sale operatorie da far utilizzare alle equipe del pubblico. Un appello questo, condiviso anche, nelle scorse settimane, dai Primari di Chirurgia de Piemonte che chiedono di poter continuare a lavorare. Se non si agirà in tempo, il costo salute che saremo chiamati a pagare sarà senza precedenti”