L’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica rappresenta un passaggio decisivo ed importante per la politica italiana e per la stessa prospettiva della nostra democrazia. Mattarella, come noto, non è soltanto un uomo di Stato, ma è anche stato un autorevole uomo di governo ed è una persona con una solida e profonda cultura democratica e costituzionale. La Sua elezione, massiccia anche a livello numerico, conferma che è e sarà un punto di riferimento per tutti i democratici e per tutti coloro che credono profondamente nei valori della nostra democrazia.
Del resto, i criteri e il profilo annunciati e richiesti da Renzi nei giorni scorsi rispondono al nome di Mattarella. Quando si invocava una figura super partes, non divisiva, con un profilo istituzionale e conosciuto a livello europeo e non schierato apertamente nelle beghe di partito e di schieramento, il suo nome era più che evidente. E la sua elezione, diciamocelo chiaramente, rappresenta un fatto positivo per più motivi.
Innanzitutto perché abbiamo un uomo di stato e di governo al vertice della Repubblica italiana; in secondo luogo una figura che rappresenta gli italiani attraverso il suo profondo attaccamento ai valori costituzionali; in terzo luogo la sua preparazione politica, giuridica e legislativa rappresentano un punto decisivo per non fare del Capo dello Stato una figura puramente notarile o di semplice “passacarte”.
Sotto il profilo politico, come è emerso dalla sua elezione, i 2/3 del Parlamento lo hanno votato e da qui arriva la conferma che attorno alla sua persona si sono allargarti i consensi iniziali. Sono scomparsi i franchi tiratori che avevano sfregiato la credibilità delle istituzioni nel 2013 con Marini e Prodi e, nello specifico politico, si è ricomposta l’unità del Partito democratico e si è rafforzata la stessa maggioranza di governo.
Insomma, con Sergio Mattarella al Quirinale non torna la prima repubblica né, come qualcuno ama dire in senso un po’ dispregiativo, i “democristiani”. No, quelle sono ricostruzioni ridicole se non grottesche. Semmai, con Mattarella al Colle – in continuità con il magistero di Giorgio Napolitano – ci sarà un Presidente della Repubblica che interpreta sino in fondo i valori costituzionali e l’unità del nostro paese. C’è da essere fieri di avere questi “grandi italiani” al vertice delle nostre istituzioni. E con Sergio Mattarella questa tradizione continua.